Acque marino costiere
CRITICHE LE CONDIZIONI TROFICHE
Nel 2023, diminuiscono le concentrazioni delle componenti fosfatiche nell’area centro-meridionale, mentre aumentano in quella settentrionale. In aumento le componenti azotate lungo tutta la costa emiliano-romagnola.
Negli ultimi 20 anni, le concentrazioni delle componenti fosfatiche rimangono in diminuzione, come anche le componenti azotate, nella zona meridionale e centrale della costa; per tali componenti il trend è in crescita nell’area settentrionale.
IN LEGGERO AUMENTO LA CONCENTRAZIONE DI CLOROFILLA "a"
Nel 2023, la concentrazione di clorofilla “a” ha mostrato un aumento rispetto al 2022.
ANOSSIA NELLA FASCIA COSTIERA CENTRO-SETTENTRIONALE
La fascia costiera centro-settentrionale è quella, generalmente, interessata da condizioni di carenza di ossigeno disciolto nelle acque di fondo (ipossia). Per l'anno 2023, il periodo più critico per ipossia/anossia puntuale è stato riscontrato nella prima metà del mese di luglio.
STABILE LA QUALITA' DELLE ACQUE MARINE
Negli ultimi anni non ci sono state sostanziali variazioni della qualità ambientale del mare, sulla quale rimane forte sia l’incidenza degli apporti bacino costieri, sia delle fluttuazioni meteoclimatiche.
EUTROFIZZAZIONE: LA SITUAZIONE RESTA PROBLEMATICA
La situazione qualitativa delle acque marino costiere presenta elementi di criticità legati allo sviluppo di fenomeni eutrofici che, seppure con intensità e persistenza ridotte rispetto agli anni '70 e '80, sviluppano stati distrofici. Nonostante il lieve miglioramento delle condizioni trofiche negli ultimi venti anni, è necessario perseguire nelle azioni di risanamento (riduzione carichi N e P) a scala di bacino.
Sintesi
Classificare lo stato ecologico e lo stato chimico dei corpi idrici marino costieri, sulla base dei criteri tecnici definiti dal DLgs 172/15, permette di ottenere un quadro rappresentativo dello stato ambientale per le acque dei corpi idrici marino costieri a livello di distretto idrografico, nazionale e comunitario.
Lo stato di qualità ambientale "buono" corrisponde all'obiettivo di qualità da raggiungere ai sensi del DLgs 152/06. Per raggiungere tale stato, i corpi idrici devono risultare in stato "buono" sia sotto il profilo ecologico, che chimico.
Per la classificazione dello stato ecologico del sessennio 2014-2019, in relazione all’evoluzione normativa, si considera l’esito dell’ultimo ciclo di monitoraggio e si deve concludere che lo stato ecologico è “Sufficiente” per CD1 e ”Buono” per CD2.
Anche per la classificazione dello stato chimico, per analoghe motivazioni, si utilizzano gli esiti del sessennio 2014-2019 e si deve concludere che lo stato chimico è “Non buono” per entrambi i corpi idrici marino costieri, CD1 e CD2.
Essendo lo stato ambientale delle acque superficiali l’espressione complessiva dello stato di un corpo idrico, determinato dal valore più basso del suo stato ecologico e chimico, per il sessennio 2014-2019, lo stato ambientale dei corpi idrici marino costieri dell' Emilia-Romagna non raggiunge lo stato “Buono”.
Si sottolinea che la valutazione eseguita, considerando l'introduzione di nuovi requisiti normativi, con nuovi limiti più restrittivi per alcune sostanze e nuove matrici ambientali oggetto di indagine, non deve essere erroneamente percepita come un'indicazione di deterioramento dello stato chimico delle acque.
Quadro Generale
L’attività di controllo e monitoraggio delle acque marino costiere dell’Emilia-Romagna consente di conoscere non solo l’evoluzione dello stato qualitativo, ma anche l’efficacia delle azioni di risanamento mirate alla mitigazione del fenomeno eutrofizzazione. Detto fenomeno rappresenta, a tutt’oggi, il principale problema ambientale dell’Adriatico centro nord-occidentale.
Le acque costiere sono il recettore finale di un complesso sistema idrografico. I settori produttivi, comprendenti l'agricoltura, l’agrozootecnia e il settore civile, rappresentano le principali fonti di generazione dei nutrienti. La lettura dei diversi indicatori selezionati deve essere comunque fatta in un contesto più ampio, in quanto deve essere necessariamente considerato l’insieme dei fattori morfologici, idrografici, biologici e meteoclimatici. Oltre alla quantità e qualità degli apporti di nutrienti (azoto e fosforo in particolare), sono da valutare la scarsa profondità dell’Adriatico settentrionale, la conformazione della linea di costa, la scarsa idrodinamicità (soprattutto nel periodo estivo) e le condizioni meteorologiche. Queste ultime, rappresentate soprattutto dal vento, dalle correnti, dal moto ondoso, possono favorire la risoluzione di stati distrofici in atto e, nel contempo, favorire la diluizione e dispersione dei carichi eutrofizzanti provenienti dagli apporti fluviali. Al contrario, diffuse e persistenti precipitazioni atmosferiche determinano un incremento dei carichi di nutrienti veicolati a mare e, conseguentemente, favoriscono lo sviluppo di blooms algali.
Le manifestazioni spazio temporali degli eventi eutrofici sono molto diversificate. In estrema sintesi si può affermare che, nella zona compresa tra il delta del Po e Ravenna (dighe foranee del porto) direttamente investita dagli apporti del Po, i processi di fioritura microalgale sono più frequenti e più intensi rispetto alla parte centrale e meridionale della costa.
Anche la distribuzione degli elementi “fertilizzanti” e l’indicatore di biomassa microalgale seguono un modello con andamento in diminuzione da nord a sud, da costa verso il largo e dalla superficie verso il fondo. La formazione di situazioni anossiche delle acque di fondo è la principale conseguenza dell’eutrofizzazione, in quanto può determinare effetti distrofici sugli equilibri degli ecosistemi bentonici, spiaggiamento di organismi e sviluppo di odori sgradevoli derivanti da processi di degradazione della sostanza organica, con impatto diretto sul comparto della pesca e un riflesso negativo sul turismo.
BOX 1 - Implementazione della Direttiva 2000/60/CE alle acque marino costiere
Con il DLgs 152/06 (che recepisce la Direttiva 2000/60/CE) sono ridefinite le modalità con cui effettuare la classificazione dello stato di qualità dei corpi idrici. In particolare, per le acque marino costiere sono previsti numerosi nuovi elementi per la definizione dello Stato ecologico e la ricerca di contaminanti inorganici e organici nelle matrici acqua, sedimento e biota per la definizione dello Stato chimico.
Con il DM 56/09 vengono definiti i criteri tecnici per il monitoraggio dei corpi idrici, individuando gli elementi qualitativi per la classificazione dello stato ecologico e dello stato chimico.
Con il successivo DM 260/10 sono definiti i criteri tecnici per la classificazione dello stato dei corpi idrici superficiali. Tale decreto definisce le modalità per la classificazione dei corpi idrici da effettuare al termine del ciclo di monitoraggio.
Un altro decreto attuativo del DLgs 152/06, precedente al DM 56/09, è il DM 131/08, recante i criteri tecnici per la caratterizzazione dei corpi idrici. Tale decreto definisce le metodologie per l’individuazione di tipi per le diverse categorie di acque superficiali (tipizzazione), l'individuazione dei corpi idrici superficiali e l’analisi delle pressioni e degli impatti.
Successivo è il DLgs 172/15, decreto attuativo della direttiva 2013/39/UE, che ha modificato la Direttiva madre 2000/60/CE per quanto riguarda le sostanze prioritarie nel settore della politica delle acque. Esso modifica gli artt. 74 e seguenti del DLgs 152/06, in modo particolare l'art.78 in materia di standard di qualità ambientale per le acque superficiali ai fini della determinazione del buono stato chimico.
I criteri per la tipizzazione dei corpi idrici consentono la caratterizzazione delle acque costiere con valori medi annuali di stabilità verticale secondo le tre tipologie:
– alta stabilità;
– media stabilità;
– bassa stabilità.
Tutta la fascia costiera emiliano-romagnola ricade nella tipologia “alta stabilità”.
Tale tipologia è giustificata non solo dalla formazione di termoclini nel periodo primaverile/autunnale, ma anche dalla presenza di aloclini/picnoclini determinati dai cospicui apporti di acque dolci sversate in particolare dal fiume Po.
Associando i criteri geomorfologici (costa sabbiosa e pianura alluvionale) con quelli idrologici (alta stabilità), risulta che l’intera fascia costiera dell’Emilia-Romagna appartiene al tipo “E1” (pianura alluvionale).
La fase successiva è stata quella di individuare i corpi idrici. I “corpi idrici” sono le unità a cui fare riferimento per la verifica della conformità agli obiettivi ambientali definiti nel DLgs 152/06.
La corretta identificazione dei corpi idrici è di particolare importanza, in quanto gli obiettivi ambientali e le misure necessarie per raggiungerli si applicano in base alle caratteristiche e alle criticità dei singoli “corpi idrici”. L’identificazione deve permettere un’accurata descrizione dello stato degli ecosistemi acquatici, per consentire l’applicazione corretta degli obiettivi ambientali e il loro perseguimento e raggiungimento come previsto dal DLgs 152/06.
Per le acque marino costiere della regione Emilia-Romagna si individuano 2 corpi idrici. Il corpo idrico CD1 si estende da Goro (delta Po) a Ravenna, con una superficie di circa 96 km2 ed è influenzato dagli apporti sversati dal bacino padano e da quello del fiume Reno. Il corpo idrico CD2 si estende da Ravenna a Cattolica, con una superficie pari a 202 km2 e riceve il contributo dei bacini idrografici dei Fiumi Uniti/Savio e del Conca/Marecchia.
I dati ottenuti dall’attività di monitoraggio svolta ai sensi del DLgs 152/06 sono integrati con i dati chimico-fisici e biologici rilevati nelle attività di monitoraggio effettuate per la valutazione dello stato trofico delle acque marino costiere (LR 39/78, LR 3/99 e LR 44/95), relativamente a stazioni di campionamento ubicate alla distanza di 10 e 20 km dalla costa. Tale integrazione consente di analizzare lo stato delle acque marino costiere con una visione più ampia delle informazioni.
Bibliografia
- 1. Arpa Emilia-Romagna (2002), “Stato del litorale emiliano-romagnolo all’anno 2000”, I quaderni di Arpa
- 2. Arpa Emilia-Romagna (2003), “Verso la gestione integrata delle zone costiere”, I quaderni di Arpa
- 3. Arpa Emilia-Romagna (2006), “Le correnti costiere in Emilia-Romagna”, I quaderni di Arpa
- 4. Arpa Emilia-Romagna (2008), “Stato del litorale emiliano-romagnolo all’anno 2007 e piano decennale di gestione”, I quaderni di Arpa
Sitografia
- Arpae Emilia-Romagna - Sito web "Mare e costa"
- Arpae Emilia-Romagna e Regione Emilia-Romagna, "Acque di balneazione in Emilia-Romagna"
- Arpae Emilia-Romagna e Regione Emilia-Romagna, "Report sullo stato delle acque marino costiere"
- Regione Emilia-Romagna, "Piani di gestione dei distretti idrografici"
- Ispra ambiente, "Acque marine"
Autori
- Elena RICCARDI (ARPAE E.R. - STRUTTURA OCEANOGRAFICA DAPHNE)
- Silvia PIGOZZI (ARPAE E.R. - STRUTTURA OCEANOGRAFICA DAPHNE)
- Cristina MAZZIOTTI (ARPAE E.R. - STRUTTURA OCEANOGRAFICA DAPHNE)
- Margherita BENZI (ARPAE E.R. - STRUTTURA OCEANOGRAFICA DAPHNE)
- Paola MARTINI (ARPAE E.R. - STRUTTURA OCEANOGRAFICA DAPHNE)