Emilia-Romagna
Acque marino costiere
Quadro generale


L’attività di controllo e monitoraggio delle acque marino costiere dell’Emilia-Romagna consente di conoscere non solo l’evoluzione dello stato qualitativo, ma anche l’efficacia delle azioni di risanamento mirate alla mitigazione del fenomeno eutrofizzazione. Detto fenomeno rappresenta, a tutt’oggi, il principale problema ambientale dell’Adriatico centro nord-occidentale. 
Le acque costiere sono il recettore finale di un complesso sistema idrografico. I settori produttivi, comprendenti l'agricoltura, l’agrozootecnia e il settore civile, rappresentano le principali fonti di generazione dei nutrienti. La lettura dei diversi indicatori selezionati deve essere comunque fatta in un contesto più ampio, in quanto deve essere necessariamente considerato l’insieme dei fattori morfologici, idrografici, biologici e meteoclimatici. Oltre alla quantità e qualità degli apporti di nutrienti (azoto e fosforo in particolare), sono da valutare la scarsa profondità dell’Adriatico settentrionale, la conformazione della linea di costa, la scarsa idrodinamicità (soprattutto nel periodo estivo) e le condizioni meteorologiche. Queste ultime, rappresentate soprattutto dal vento, dalle correnti, dal moto ondoso, possono favorire la risoluzione di stati distrofici in atto e, nel contempo, favorire la diluizione e dispersione dei carichi eutrofizzanti provenienti dagli apporti fluviali. Al contrario, diffuse e persistenti precipitazioni atmosferiche determinano un incremento dei carichi di nutrienti veicolati a mare e, conseguentemente, favoriscono lo sviluppo di blooms algali. 
Le manifestazioni spazio temporali degli eventi eutrofici sono molto diversificate. In estrema sintesi si può affermare che, nella zona compresa tra il delta del Po e Ravenna (dighe foranee del porto) direttamente investita dagli apporti del Po, i processi di fioritura microalgale sono più frequenti e più intensi rispetto alla parte centrale e meridionale della costa.
Anche la distribuzione degli elementi “fertilizzanti” e l’indicatore di biomassa microalgale seguono un modello con andamento in diminuzione da nord a sud, da costa verso il largo e dalla superficie verso il fondo. La formazione di situazioni anossiche delle acque di fondo è la principale conseguenza dell’eutrofizzazione, in quanto può determinare effetti distrofici sugli equilibri degli ecosistemi bentonici, spiaggiamento di organismi e sviluppo di odori sgradevoli derivanti da processi di degradazione della sostanza organica, con impatto diretto sul comparto della pesca e un riflesso negativo sul turismo. 

BOX 1 - Implementazione della Direttiva 2000/60/CE alle acque marino costiere
Con il DLgs 152/06 (che recepisce la Direttiva 2000/60/CE) sono ridefinite le modalità con cui effettuare la classificazione dello stato di qualità dei corpi idrici. In particolare, per le acque marino costiere sono previsti numerosi nuovi elementi per la definizione dello Stato ecologico e la ricerca di contaminanti inorganici e organici nelle matrici acqua, sedimento e biota per la definizione dello Stato chimico.
Con il DM 56/09 vengono definiti i criteri tecnici per il monitoraggio dei corpi idrici, individuando gli elementi qualitativi per la classificazione dello stato ecologico e dello stato chimico.
Con il successivo DM 260/10 sono definiti i criteri tecnici per la classificazione dello stato dei corpi idrici superficiali. Tale decreto definisce le modalità per la classificazione dei corpi idrici da effettuare al termine del ciclo di monitoraggio.
Un altro decreto attuativo del DLgs 152/06, precedente al DM 56/09, è il DM 131/08, recante i criteri tecnici per la caratterizzazione dei corpi idrici. Tale decreto definisce le metodologie per l’individuazione di tipi per le diverse categorie di acque superficiali (tipizzazione), l'individuazione dei corpi idrici superficiali e l’analisi delle pressioni e degli impatti.
Successivo è il DLgs 172/15, decreto attuativo della direttiva 2013/39/UE, che ha modificato la Direttiva madre 2000/60/CE per quanto riguarda le sostanze prioritarie nel settore della politica delle acque. Esso modifica gli artt. 74 e seguenti del DLgs 152/06, in modo particolare l'art.78 in materia di standard di qualità ambientale per le acque superficiali ai fini della determinazione del buono stato chimico.
I criteri per la tipizzazione dei corpi idrici consentono la caratterizzazione delle acque costiere con valori medi annuali di stabilità verticale secondo le tre tipologie:
– alta stabilità;
– media stabilità;
– bassa stabilità.
Tutta la fascia costiera emiliano-romagnola ricade nella tipologia “alta stabilità”.
Tale tipologia è giustificata non solo dalla formazione di termoclini nel periodo primaverile/autunnale, ma anche dalla presenza di aloclini/picnoclini determinati dai cospicui apporti di acque dolci sversate in particolare dal fiume Po.
Associando i criteri geomorfologici (costa sabbiosa e pianura alluvionale) con quelli idrologici (alta stabilità), risulta che l’intera fascia costiera dell’Emilia-Romagna appartiene al tipo “E1” (pianura alluvionale).
La fase successiva è stata quella di individuare i corpi idrici. I “corpi idrici” sono le unità a cui fare riferimento per la verifica della conformità agli obiettivi ambientali definiti nel DLgs 152/06.
La corretta identificazione dei corpi idrici è di particolare importanza, in quanto gli obiettivi ambientali e le misure necessarie per raggiungerli si applicano in base alle caratteristiche e alle criticità dei singoli “corpi idrici”. L’identificazione deve permettere un’accurata descrizione dello stato degli ecosistemi acquatici, per consentire l’applicazione corretta degli obiettivi ambientali e il loro perseguimento e raggiungimento come previsto dal DLgs 152/06.
Per le acque marino costiere della regione Emilia-Romagna si individuano 2 corpi idrici. Il corpo idrico CD1 si estende da Goro (delta Po) a Ravenna, con una superficie di circa 96 km2 ed è influenzato dagli apporti sversati dal bacino padano e da quello del fiume Reno. Il corpo idrico CD2 si estende da Ravenna a Cattolica, con una superficie pari a 202 km2 e riceve il contributo dei bacini idrografici dei Fiumi Uniti/Savio e del Conca/Marecchia.
I dati ottenuti dall’attività di monitoraggio svolta ai sensi del DLgs 152/06 sono integrati con i dati chimico-fisici e biologici rilevati nelle attività di monitoraggio effettuate per la valutazione dello stato trofico delle acque marino costiere (LR 39/78, LR 3/99 e LR 44/95), relativamente a stazioni di campionamento ubicate alla distanza di 10 e 20 km dalla costa. Tale integrazione consente di analizzare lo stato delle acque marino costiere con una visione più ampia delle informazioni.

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