Il fosforo ortofosfato è un parametro molto variabile, soprattutto nelle stazioni costiere, che risentono in maniera diretta dei contributi degli insediamenti locali. La distribuzione di questo elemento lungo la costa presenta un andamento in diminuzione da costa verso largo, da nord a sud e da superficie verso il fondo; fanno eccezione i casi in cui si verificano condizioni di ipossia/anossia degli strati profondi, che portano, come conseguenza, alla sua solubilizzazione. Anche il fosforo totale presenta concentrazioni molto variabili durante l’anno, più accentuate nella parte settentrionale della costa, direttamente investita dagli apporti del Po. La figura 1 mostra gli andamenti temporali del fosforo totale e dell’ortofosfato, nel 2023, nella stazione costiera più a nord (Lido di Volano). La figura evidenzia la notevole differenza di concentrazione tra i due parametri, con la prevalenza del fosforo totale rispetto alla componente ortofosfatica, che è la forma che viene assimilata immediatamente e di conseguenza spesso non presenta concentrazioni apprezzabili nell’acqua. Nelle acque costiere emiliano-romagnole il fosforo ortofosfato presenta concentrazioni generalmente basse, spesso inferiori al limite della rilevabilità strumentale. Durante l'anno 2023, in particolare, come si può osservare dal grafico riportato in figura 1, le concentrazioni maggiori si sono riscontrate nel mese di luglio e agosto, in concomitanza con le più alte concentrazioni di fosforo totale.
Nelle figure 2 e 3 sono stati elaborati i trend evolutivi delle due forme di fosforo in alcune stazioni costiere e i valori riportati sono le medie geometriche annuali elaborate e raggruppate per area: l’area più settentrionale, compresa fra le stazioni di Goro e Comacchio, che risente degli apporti del Po e presenta elevati livelli trofici, frequenti durante l’anno; l’area più meridionale antistante Cattolica, con più bassi livelli trofici; infine, le stazioni costiere nell’area centrale della costa emiliano-romagnola, compresa tra Cervia e Cesenatico, in cui si rileva una situazione trofica intermedia, caratterizzata anche dagli apporti dei bacini locali, soprattutto nel periodo estivo. Nel 2023, diminuiscono le concentrazioni delle componenti fosfatiche nell’area centro-meridionale, mentre aumentano in quella settentrionale.
Nel lungo periodo, in tutte e tre le aree esaminate, si è verificata una diminuzione delle concentrazioni del fosforo totale e del fosforo ortofosfato, corrispondente a una diminuzione dei carichi. Nei diagrammi sono rappresentate le tendenze di tipo lineare (rette tratteggiate), che mostrano, in termini assoluti, l’evoluzione complessiva dei sistemi, e quelle di ordine superiore (linee continue), che consentono di evidenziare eventuali fenomeni di ciclicità interannuale di circa 20 anni per entrambe le forme del fosforo.
NOME DELL'INDICATORE
Concentrazione di fosforoDPSIR
SUNITÀ DI MISURA
Microgrammi/litroFONTE
Arpae Emilia-RomagnaCOPERTURA SPAZIALE DATI
RegioneCOPERTURA TEMPORALE DATI
1983-2023LIVELLO DI DETTAGLIO GEOGRAFICO
RegioneAGGIORNAMENTO DATI
Quindicinale/annualeRIFERIMENTI NORMATIVI
Dir 2000/60/CE, DLgs 152/06, DM 56/09, DM 260/10AREE TEMATICHE INTERESSATE
I sali di fosforo, generati prevalentemente da attività antropiche, ma anche a seguito del dilavamento dei territori dei bacini, arrivano al mare dai fiumi e portocanali. Le sorgenti principali sono individuate nei comparti civile e industriale (industrie conserviere, zuccherifici, mangimifici, altre industrie alimentari etc.). Il fosforo è un microelemento nutritivo disciolto nell’acqua le cui componenti fosfatiche analizzate sono rappresentate dal fosforo-ortofosfato (P-PO4) e dal fosforo totale (P-tot).
La prima componente è estremamente variabile, con tendenza a stabilizzarsi nelle stazioni più lontane dalla costa. Il fosforo, sotto questa forma, può essere immediatamente assimilato dal fitoplancton; si rilevano concentrazioni solitamente molto basse, a volte inferiori al limite di rilevabilità analitica, soprattutto nel periodo estivo. In presenza di intense fioriture algali, quando l’ortofosfato disponibile nella colonna d’acqua viene rapidamente consumato, è sicuramente ipotizzabile l’innesco di meccanismi di riciclo di questo nutriente (rapida mineralizzazione e successivo riutilizzo da parte della biomassa algale).
Le concentrazioni di fosforo totale sono, invece, strettamente collegate alla presenza di particellato organico in sospensione nella colonna d’acqua, sia di origine detritica, e quindi direttamente correlato agli apporti fluviali, sia fitoplanctonica. Alla fine del suo ciclo può essere immobilizzato nei sedimenti attraverso la formazione di complessi insolubili (in particolare con il calcio e con il ferro ossidato). In caso di situazioni di anossia a livello dell’interfaccia acqua-sedimento, il fosforo può essere rilasciato e tornare in soluzione come ortofosfato biodisponibile.
Lo sviluppo dei fenomeni eutrofici è dipendente dagli apporti di nutrienti veicolati a mare dai bacini costieri adriatici, soprattutto dal bacino del Po; conoscere, quindi, le concentrazioni di fosforo in mare permette di valutare e controllare il fenomeno eutrofico. Al fine di ridurre i fenomeni eutrofici e, quindi, di migliorare lo stato qualitativo delle acque costiere, è necessario rimuovere e controllare i carichi di nutrienti generati e liberati dai bacini, in modo da abbassare sostanzialmente le concentrazioni di nutrienti di fosforo (e di azoto) a mare. Nelle acque emiliano-romagnole e, in generale, in tutto l’Adriatico settentrionale, il fosforo è il fattore limitante la crescita algale, pertanto rimane l’elemento su cui maggiormente devono essere concentrati gli sforzi per contrastare l’eutrofizzazione.