Acque superficiali
AZOTO NITRICO: OBIETTIVO DI QUALITA' "BUONO" NEL 47% DEI BACINI FLUVIALI
Nel complesso delle 182 stazioni della rete regionale monitorate nel 2024, il valore soglia definito per l’obiettivo di qualità di “buono” per la concentrazione di azoto nitrico è rispettato nel 47% delle stazioni regionali; in particolare, nella chiusura di valle dei bacini: Trebbia, Nure, Taro, Secchia, Panaro, Reno, Lamone, Fiumi Uniti, Savio e Conca. Si registrano, invece, ancora situazioni di decisa criticità, con superamento dell’obiettivo di qualità “cattivo”, nella chiusura di valle dei bacini: Cornaiola, Chiavenna, Arda, Uso, Melo e Ventena.
FOSFORO TOTALE: OBIETTIVO DI QUALITA' "BUONO" NEL 41% DEI BACINI FLUVIALI
In diversi bacini regionali, il valore soglia definito per l’obiettivo di qualità “buono” per la concentrazione di fosforo totale, nel 2024, è rispettato sia nelle stazioni di bacino pedemontano, sia nelle stazioni di pianura, come accade per Bardonezza, Tidone, Trebbia, Nure, Taro, Reno, Lamone, Fiumi Uniti, Savio, Marano e Conca. Le situazioni di grave criticità, con superamento dell’obiettivo di qualità “cattivo”, sono limitate a poche chiusure di bacino, quali Cornaiola, Arda, Sissa Abate, Crostolo, Rubicone e Ventena, aste con assenza di veri bacini montani e quindi con deflussi idrici estremamente esigui. Il 41% delle stazioni regionali raggiunge l’obiettivo di qualità “buono”
STATO ECOLOGICO "BUONO" NEL 25% DEI CORPI IDRICI FLUVIALI
Al termine del triennio di monitoraggio 2020-2022, realizzato ai sensi della Direttiva quadro sulle acque, lo stato ecologico “buono” è stato raggiunto nel 25% dei corpi idrici fluviali dell’Emilia-Romagna, corpi idrici situati, di norma, nelle aree appenniniche e pedecollinari a bassa o compatibile antropizzazione. Rispetto al sessennio 2014-2019 lo stato ecologico risulta in peggioramento.
STATO CHIMICO "BUONO" NEL 78% DEI CORPI IDRICI FLUVIALI
Nel triennio 2020-2022, lo stato chimico è risultato “buono” per la maggioranza dei corpi idrici fluviali (78%); nel 22% di corpi idrici si è rilevato il superamento di almeno uno degli standard di qualità ambientale fissati dalla normativa rispetto agli inquinanti appartenenti all’elenco di priorità. Rispetto al sessennio 2014-2019 lo stato chimico risulta in peggioramento.
STATO CHIMICO "BUONO" NEL 80% DEGLI INVASI, 80% ANCHE PER IL POTENZIALE ECOLOGICO
Nel triennio 2020-2022, lo stato chimico è risultato “buono” per l’80 % dei corpi idrici lacustri (invasi); nello stesso periodo anche il potenziale ecologico è raggiunto nell’80% degli invasi
MOLTO ELEVATA LA CONFORMITA' DEGLI IMPIANTI DI DEPURAZIONE CIVILE
Tutti i 214 impianti di trattamento, al servizio degli agglomerati di consistenza superiore o uguale a 2.000 AE, ad eccezione di tre (per il solo parametro solidi sospesi totali) sono risultati conformi a quanto previsto dal DLgs 152/06 (99% di conformità).
Sintesi
Dall’analisi dei dati relativi allo stato ecologico emerge che, nel triennio di monitoraggio 2020-2022, realizzato ai sensi della Direttiva quadro sulle acque in Emilia-Romagna, gran parte dei corpi idrici fluviali ha raggiunto ha raggiunto l’obiettivo di qualità “buono” nelle zone appenniniche e pedecollinari, con condizioni poco o moderatamente alterate rispetto a quelle di riferimento naturale, a differenza delle aree di pianura in cui prevalgono invece corpi idrici artificiali o fortemente modificati. Nel periodo 2020-2022, la ripartizione percentuale in classi di stato ecologico dei corpi idrici fluviali regionali è stata: 1% elevato, 24% “buono”, 54% “sufficiente”, 20% “scarso” e 1% “cattivo”.
Per i corpi idrici lacustri (invasi), nel triennio 2020-2022, si raggiunge una valutazione di potenziale ecologico “buono e oltre” nei bacini di Mignano, Suviana, Brasimone e Ridracoli, mentre Molato è stato valutato in stato “sufficiente”; i parametri limitanti nel 2021 sono stati sia il fosforo totale, sia l’ossigeno disciolto espresso in percentuale.
Lo stato chimico, definito dalla presenza di sostanze prioritarie nelle acque (o nella matrice biota, come previsto dalla normativa per alcune sostanze Persistenti, Bioaccumulabili e Tossiche, PBT), nel triennio 2020-2022, è risultato “buono” per la maggioranza dei corpi idrici fluviali, mentre nel 22% di essi si è rilevato il superamento degli standard di qualità ambientale fissati dalla normativa (DLgs 172/15), con particolare riferimento: all’Acido Perfluoroottansolfonico (PFOS), normato a concentrazioni molto basse; alcuni metalli tra cui principalmente il Nichel; alcuni fitofarmaci introdotti tra le sostanze prioritarie (Diclorvos, Terbutrina); alcuni IPA (Fluorantene, Benzo(ghi)perilene); Triclorometano; Di(2-etilesilftalato) (DEHP). La maggior parte di queste sostanze risultano di largo utilizzo industriale e/o ritenute ubiquitarie e persistenti nell’ambiente. La ricerca dei composti perfluoroalchilici è attiva in Emilia-Romagna dal 2018 e dal 2021 estesa ad un elevato numero di composti rispetto a quelli normati per la qualità ambientale delle acque.
Per i corpi idrici lacustri, nel triennio 2020-2022, la valutazione di stato “buono”, definita dalla presenza delle sostanze prioritarie indicate nella normativa (tab. 1A DLgs 172/15), è risultato “buono” nell’80% degli invasi. Il superamento degli standard di qualità ambientali si riferisce al Piombo, normato come frazione biodisponibile. Dal 2018 è stata avviata la ricerca dei composti perfluoroalchilici senza rilevarne la presenza in termine di superamento del valore normativo e dal 2021 la ricerca è stata estesa ad un numero maggiore di composti rispetto a quelli richiesti nella normativa ambientale
Per quanto riguarda la presenza di azoto nitrico nelle acque superficiali fluviali, nel 2024, è rispettato il valore soglia di “buono”, ricavato dall'indice LIMeco (1,2 mg/l), nella chiusura idrografica di valle dei bacini: Trebbia, Nure, Taro, Secchia, Panaro, Reno, Lamone, Fiumi Uniti, Savio e Conca; si registrano, invece, ancora situazioni di decisa criticità in Cornaiola, Chiavenna, Arda, Uso, Melo e Ventena (con valori medi annui superiori a 5 mg/l – stato “cattivo” limitatamente alla concentrazione di azoto nitrico).
Rispetto al singolo macrodescrittore, azoto nitrico, la classificazione delle acque in chiusura di bacino idrografico mostra che il 9% dei bacini ricade nel Livello 1, il 20% nel Livello 2, il 21% nel Livello 3, il 32% nel Livello 4 e il 18% nel Livello 5, da cui deriva che, rispetto alla concentrazione di azoto nitrico, il 29% dei bacini idrografici regionali raggiunge l’obiettivo di qualità “buono”.
Nel complesso delle 182 stazioni della rete regionale monitorate nel 2024, si rileva una distribuzione percentuale in classi di qualità, rispetto alla concentrazione di azoto nitrico, così ripartita: 27% classe 1 (elevato), 20% classe 2 (buono), 20% classe 3 (sufficiente), 23% classe 4 (scarso) e 10% classe 5 (cattivo). Il valore soglia definito per l’obiettivo di qualità di “buono” è rispettato nel 47% delle stazioni regionali, contro il 42% raggiunto nel 2023, il 56% nel 2022, il 57% nel 2021, il 56% nel 2020 e il 48% nel 2019. Alle variazioni riscontrate contribuisce anche il regime delle precipitazioni, che può influenzare l’intensità dei fenomeni di dilavamento e trasporto in acqua superficiale (il 2021 e 2022 sono stati anni molto secchi; nel 2023 e 2024 a periodi siccitosi prolungati si sono alternati alcuni eventi piovosi anche intensi, come quello di maggio 2023 in Romagna). Si segnala inoltre la sostituzione periodica di parte delle stazioni di monitoraggio all’interno dei cicli di programmazione della rete regionale (2020; 2023).
Infine, in diversi bacini regionali, si osserva che, nel 2024, la soglia obiettivo di “buono” per il fosforo (0,10 mg/l), è rispettata sia nelle stazioni di bacino pedemontano, sia nelle stazioni di pianura, come accade per Bardonezza, Tidone, Trebbia, Nure, Taro, Reno, Lamone, Fiumi Uniti, Savio, Marano e Conca, che presentano, anche in chiusura idrografica, un livello di fosforo “buono” o, in alcuni casi, perfino “elevato”. Le situazioni di grave criticità, legate al superamento della quinta soglia di 0,40 mg/l, sono limitate a poche chiusure di bacino, quali Cornaiola, Arda, Sissa Abate, Crostolo, Rubicone e Ventena, aste con assenza di veri bacini montani e quindi con deflussi idrici estremamente esigui. Rispetto al singolo macrodescrittore fosforo totale, la classificazione delle acque in chiusura di bacino idrografico mostra che il 12% rientra nel Livello 1, il 17% nel Livello 2, il 44% nel Livello 3, il 9% nel Livello 4 e il 18% nel Livello 5 (cattivo), da cui deriva che, rispetto alla concentrazione di fosforo totale, il 29% dei bacini idrografici regionali raggiunge l’obiettivo di qualità “buono”. Nel complesso delle 182 stazioni della rete regionale monitorate nel 2024, il valore soglia definito per l’obiettivo di qualità di “buono” per la concentrazione di fosforo totale è rispettato nel 41% delle stazioni.
Quadro Generale
Il monitoraggio delle acque superficiali in Emilia-Romagna è stato riprogettato a partire dal 2010, ai sensi della Direttiva 2000/60/CE (Water Framework Directive). Tale Direttiva è stata recepita dall’Italia con il DLgs 152/06, seguito da numerosi decreti attuativi tra cui il DM 260/10 che riporta i criteri tecnici per la classificazione dello stato dei corpi idrici.
Nel 2013 viene emanata una nuova Direttiva, a modifica della 2000/60/CE, a tema sostanze prioritarie, la 2013/39/CE, recepita in Italia, dopo due anni dall’emanazione con il DLgs 172/15, tale ritardo è stato oggetto, per il nostro paese, di procedura d’infrazione.
L’Art.1 della Direttiva chiarisce subito quali sono gli obiettivi che si vogliono raggiungere:
- prevenire l’ulteriore deterioramento, proteggere e migliorare lo stato degli ecosistemi acquatici e delle zone umide associate;
- promuovere un utilizzo sostenibile dell’acqua basato sulla protezione a lungo termine delle risorse idriche disponibili;
- assicurare la progressiva riduzione dell’inquinamento delle acque sotterranee e prevenire il loro ulteriore inquinamento;
- contribuire a mitigare gli effetti delle inondazioni e della siccità.
La Direttiva introduce due significativi cambiamenti riguardo la gestione degli ambienti acquatici:
1) la definizione di obiettivi ecologici per proteggere e risanare la struttura e la funzione degli ecosistemi acquatici e, di conseguenza, salvaguardare l’uso sostenibile delle risorse idriche, a differenza delle precedenti legislazioni europee che miravano a proteggere particolari usi dell’ambiente acquatico dagli effetti dell’inquinamento;
2) un nuovo modello per la gestione integrata delle acque sotterranee, fiumi, canali, laghi, bacini artificiali, acque di transizione e marino costiere, definiti ora come Distretti Idrografici.
Per ciascun distretto idrografico è prevista la predisposizione di un Piano di Gestione (PdG), cioè di uno strumento conoscitivo, strategico e operativo attraverso cui pianificare, attuare e monitorare le misure per la protezione, risanamento e miglioramento dei corpi idrici superficiali e sotterranei, favorendo il raggiungimento degli obiettivi ambientali previsti dalla Direttiva. Obbligo per i paesi membri era il raggiungimento, e il successivo mantenimento, al 2015 (data ora posticipata al 2027), per tutti i corpi idrici, dello stato “buono” e la garanzia del mantenimento dello stato “elevato” per i corpi Idrici già in possesso di questo stato.
I materiali elaborati per l’aggiornamento del quadro conoscitivo ad ogni ciclo di pianificazione (individuazione dei corpi idrici, analisi delle pressioni, risultati del monitoraggio pregresso) costituiscono parte integrante dei PdG e sono stati formalmente deliberati dalla Regione Emilia-Romagna, rispettivamente con DGR n.350/2010 (in riferimento a PdG 2010-2015), con DGR n. 1781/2015 e n. 2067/2015 (in riferimento a PdG 2015-2021) e con DGR 2293/2021 (in riferimento all’ultimo PdG 2021-2027).
La Direttiva Quadro apporta una profonda innovazione in ambito di controllo ambientale dei corsi d’acqua superficiali, valutandoli come ecosistemi, e individuando tutte le possibili alterazioni indotte dalle attività antropiche, attraverso lo studio della loro integrità ecologica considerata nelle sue componenti biologica, chimica e fisica. L’integrità biologica di un ecosistema è la sua capacità di sostenere una comunità biologica ricca e bilanciata in composizione e organizzazione funzionale, che presenti diversità e abbondanza, i principi cioè che la Direttiva richiede nella valutazione degli indici di qualità ricavati dallo studio delle comunità biologiche. Le comunità biologiche sono rappresentate da produttori, fitobentos fitoplancton e macrofite, e consumatori, come macroinvertebrati bentonici e popolazione ittica. Ognuna di queste comunità produce risposte a pressioni diverse.
Gli esiti dei monitoraggi biologici sono espressi attraverso un rapporto ricavato dal confronto tra i valori espressi dalle comunità presenti in ambienti inalterati (siti di riferimento) e quelli ricavati dall’ambiente in osservazione della stessa tipologia fluviale. La classificazione dello stato del corpo idrico è data dall’integrazione dello stato ecologico (monitoraggio biologico, parametri chimico-fisici e inquinanti specifici), con lo stato chimico derivante dalla presenza di sostanze prioritarie.
Per quanto riguarda le analisi dei parametri chimici, i protocolli analitici sono rivisti e aggiornati nel tempo in funzione della domanda normativa, della dimostrata presenza/assenza di specifici gruppi di sostanze e dello studio delle pressioni.
Il DM 260/2010, aggiornato dal DLgs 172/2015, che introduce nuovi microinquinanti, oltre alla matrice biota, prevede un ampio ventaglio di inquinanti, fitofarmaci e altri microinquinanti organici e inorganici, da monitorare con standard di qualità estremamente bassi, che richiedono, per garantire il rispetto delle prestazioni minime richieste, un'attività analitica molto complessa e onerosa.
Per ottimizzare, quindi, il monitoraggio chimico, sono stati condotti approfondimenti per valutare quali inquinanti chimici sia opportuno ricercare sul territorio regionale, a partire dalle informazioni disponibili in termini di dati di qualità pregressi e di analisi delle pressioni incidenti sul corpo idrico sotteso dalla stazione.
Analisi condotte a livello di bacino idrografico permettono di effettuare alcune considerazioni; ad esempio, se in chiusura di bacino montano non è stata riscontrata presenza di sostanze chimiche prioritarie, è ragionevole estendere il concetto ai corpi idrici afferenti al bacino sotteso dalla stazione, soprattutto se situati in contesti montani e/o poco antropizzati.
Pertanto, si è mantenuto un controllo capillare per gli inquinanti che possono dare luogo a inquinamento diffuso (fitofarmaci, metalli pesanti, composti organo alogenati, IPA), mentre per altri microinquinanti organici sono state condotte valutazioni costi/benefici, prendendo in esame pressioni possibili, casistica di impiego e impegno analitico; sono state quindi scelte specifiche stazioni di monitoraggio situate in chiusura di bacino e dei principali sottobacini, in particolare, ad esempio, per cloroalcani, difeniletere bromato (PBDE), nonil/ottil fenolo, cloroaniline, clorobenzeni, cloronitrotolueni e clorofenoli (sorgenti puntuali).
Già dopo il primo ciclo di monitoraggio, sulla base degli esiti dello stesso, è stato possibile rivedere i protocolli analitici e le frequenze di monitoraggio, con programmi sempre più mirati.
Anche per quanto riguarda i fitofarmaci, la scelta dei principi attivi da ricercare si basa sul potenziale rischio di contaminazione delle acque; la valutazione dei dati del monitoraggio, condotto in un arco di tempo significativo, può dare indicazioni riguardo alla maggiore o minore ricorrenza delle sostanze attive nelle acque e, unitamente all’analisi di altri indici, quali ad esempio l’indice di priorità e le caratteristiche fisico-chimiche della sostanza attiva, orientare la scelta del protocollo analitico da applicare.
Bibliografia
- 1. Arpa Emilia-Romagna (2025), "Report sullo stato dei corpi idrici fluviali 2020-2022" (a cura di Daniela Lucchini e Silvia Franceschini)
- 2. Arpa Emilia-Romagna (2025), "Report sullo stato dei corpi idrici lacustri 2020-2022" (a cura di i Daniela Lucchini e Gisella Ferroni)
- 3. Decreto n.152 del 3 aprile 2006, "Norme in materia ambientale" - Parte III - Norme in materia di difesa del suolo e lotta alla desertificazione, di tutela delle acque dall'inquinamento e di gestione delle risorse idriche
- 4. Decreto n. 131 del 16 giugno 2008, "Regolamento recante i criteri tecnici per la caratterizzazione dei corpi idrici (tipizzazione, individuazione dei corpi idrici e analisi delle pressioni)"
Sitografia
Autori
- Daniela LUCCHINI (ARPAE E.R. - DIREZIONE TECNICA)
- Silvia FRANCESCHINI (ARPAE E.R. - AREA PREVENZIONE AMBIENTALE OVEST)
- Gisella FERRONI (ARPAE E.R. - DIREZIONE TECNICA)
- Gabriele BARDASI (ARPAE E.R. - DIREZIONE TECNICA)
- Emanuele DAL BIANCO (ARPAE E.R. - DIREZIONE TECNICA)
