Rischi costieri
Una percentuale significativa della costa è soggetta all’erosione. Le cause sono la mancanza di apporti sabbiosi da parte dei fiumi, la subsidenza, oggi fortemente ridotta rispetto alla seconda metà del secolo scorso, e l’irrigidimento del sistema costiero, intrinsecamente di natura dinamica, prodotto dall’urbanizzazione e dalle opere a mare.
Le politiche regionali di difesa della costa dall’erosione, orientate prevalentemente sul ripascimento, hanno dimostrato di essere ben indirizzate. Gli interventi hanno prodotto significativi benefici, a eccezione di alcuni casi in cui non sono stati osservati significativi cambiamenti.
I dati dimostrano che i processi erosivi sulla costa regionale stanno progredendo e i fiumi continuano ad avere una scarsa portata solida, non sufficiente a compensare i fenomeni erosivi. In futuro, saranno necessari sempre più ingenti apporti di sabbia tramite il ripascimento e sarà di fondamentale importanza la sperimentazione di tecnologie di difesa innovative.
Lunghi tratti della costa regionale presentano una media o elevata suscettibilità al fenomeno dell’inondazione marina. Ciò è dovuto, principalmente, alle caratteristiche morfologiche della fascia costiera e, in particolare: all’estrema frammentazione del sistema dunale, alla locale assenza di altre forme di rilevato, anche artificiale, alla ridotta ampiezza e bassa quota della spiaggia, nonché agli effetti sul lungo periodo di subsidenza e deficit sedimentario.
Con l’attuazione del DLgs 49/2010, recepimento nazionale della Direttiva 2007/60 UE, sono state elaborate le mappe di pericolosità e rischio da inondazione costiera e definite un set di misure chiave atte a contrastare, mitigare e gestire il fenomeno. Tra queste, oltre all’attuazione di un sistema di allertamento, ci sono: il ripristino della duna costiera, o di rilevati nel retrospiaggia, e il ripascimento. Alcuni interventi significativi sono in atto da parte dei Comuni Costieri.
Sintesi
La valutazione dell’erosione costiera del litorale regionale viene effettuata tramite l’utilizzo di indicatori che oltre a tenere in considerazione i cambiamenti morfologici e della posizione della linea di riva, tengono conto anche dei ripascimenti, dei prelievi di sabbia dalle spiagge, della presenza e dello stato delle opere rigide di difesa e della subsidenza (indicatori ASPE e ASE).
Lo stato del litorale emiliano-romagnolo al 2018 rispetto al 2012, a valle degli interventi di difesa realizzati dalla Regione e dagli Enti Locali nel periodo 2012-2018, risulta, in base all’indicatore ASE, per il 36% (41.735 m) in accumulo di sedimento, per il 46% (54.245 m) stabile e per il restante 18% (21.340 m) in erosione. Questa complessiva situazione positiva è dovuta a una buona gestione del litorale e, in particolare, a una serie di interventi di ripascimento realizzati dalla Regione e dagli Enti Locali, con i quali sono stati apportati sulle spiagge in erosione oltre 3,25 milioni di m3 di sabbia. Grazie a questi interventi, le spiagge del litorale da Cattolica al Porto di Ravenna sono in accumulo o rimaste stabili, a eccezione dell’area tra la foce del Bevano e Fiumi Uniti che è risultata in erosione. Dal Porto di Ravenna alla foce del Po di Volano il litorale ha subito, complessivamente, una perdita di sedimento, così come anche per lo Scanno di Goro.
In assenza degli interventi di ripascimento realizzati dalla Regione e dai Comuni, con i cui sono stati apportati, da fonti esterne al sistema spiaggia o da aree litoranee in accumulo, oltre 3 milioni di m3 di sabbia, lo stato del litorale al 2018 rispetto al 2012, in base all’indicatore ASPE, sarebbe risultato per il 33% in accumulo (38.750 m), per soli 20% stabili (23.710 m) e per ben 47% (54.855 m) in condizioni critiche, ovvero in erosione o in equilibrio precario.
Nonostante le politiche di difesa adottate dalla Regione abbiano dimostrato di essere ben indirizzate, i dati dimostrano che la situazione erosiva è destinata a perdurare finché i fiumi continueranno ad avere una scarsa portata solida.
È evidente quindi che in futuro saranno necessari sempre più interventi di ripascimento, per cui sarà indispensabile, oltre a sfruttare in maniera razionale e strategica le varie fonti di sabbia, anche investire sulla sperimentazione di tecnologie di difesa innovative.
Ulteriori valutazioni, sulla propensione della costa ai fenomeni di erosione costiera si basano sull'elaborazione di un indicatore di suscettibilità all’erosione costiera (SI_e), che esprime la combinazione di variabili morfologiche, evolutive e di pressione antropica. Secondo tale approccio, che evidenzia i settori di costa in cui il fenomeno dell’erosione può diventare problematico per i beni naturali o antropici retrostanti, risulta che, al 2014, circa il 36% della costa presenta una elevata suscettibilità ai fenomeni di erosione costiera, il 25% una suscettibilità media e il restante 39% una bassa suscettibilità.
Per la valutazione della pericolosità al fenomeno dell’inondazione marina, ottemperando a quanto previsto dal DLgs 49/2010, è stata prodotta una cartografia delle aree potenzialmente allagabili per effetto di mareggiate frequenti (scenario P3, con Tempo di ritorno Tr =10 anni), poco frequenti (scenario P2, con Tempo di ritorno Tr =100 anni), e rare (scenario P1, con Tempo di ritorno Tr >100 anni). Le mappe sono state elaborate nel 2013 (I° ciclo di attuazione della direttiva) e aggiornate nel 2019.
L’elaborazione si basa su un approccio speditivo, in ambiente GIS, che consiste in un modello di propagazione dell’onda, denominato inCoastflood. Il modello utilizza come dati di input i modelli altimetrici della costa ad alta risoluzione (DTM-Lidar) e gli scenari di mareggiata che combinano parametri di onda e marea (nelle due componenti astronomica e atmosferica). Dalle mappe, pubblicate nel 2013, risultano a rischio di allagamento per i diversi scenari circa 18,6 km2 (P3), circa 31,4 km2 (P2) e circa 78,7 km2 (P1). I dati aggiornati al 2019 evidenziano un lieve miglioramento dei dati relativi agli scenari P3 e P2, forse in parte dettato dalla maggiore risoluzione del modello altimetrico utilizzato nell’analisi. Le tre superfici risultano così caratterizzate: P3: 15,1 km2; P2= 30 km2; P1= 78,8 km2.
Quadro Generale
Il litorale della Emilia-Romagna è costituito da una spiaggia bassa e sabbiosa, che si sviluppa per 110 km da Cattolica (confine sud con la regione Marche) alla foce del Po di Volano, e dal sistema barriera-laguna della Sacca di Goro, nella zona nord. Questa struttura litoranea ha alle spalle un territorio pianeggiante, densamente urbanizzato, che nella parte più settentrionale, in particolare nell’area ferrarese, si trova al di sotto del livello medio mare. La spiaggia ne rappresenta la prima linea di difesa dall’ingressione marina.
Nel corso del ‘900, il litorale ha subito una trasformazione radicale a opera dell’uomo: le dune sono state in gran parte spianate, diverse zone vallive bonificate, le aree boschive e incolte fortemente ridotte e, a ridosso della spiaggia, sono stati costruiti migliaia di fabbricati. I primi fenomeni di erosione delle spiagge si sono manifestati nei primi decenni del 900, ma il degrado ha assunto dimensioni eclatanti a partire dal secondo dopoguerra.
La regimentazione dei fiumi e l’escavo di inerti in alveo hanno portato a un crollo del trasporto di sabbia verso il mare e, quindi, a una forte riduzione dell'alimentazione naturale delle spiagge.
Nella seconda metà del secolo, l'intensificazione dello sfruttamento delle risorse idriche sotterranee e dei giacimenti di metano ubicati in prossimità della costa ha determinato l'incremento della subsidenza della fascia litoranea e, conseguentemente, dell’erosione delle spiagge.
La difesa dell'erosione è stata avviata dallo Stato fin dagli anni 30, con la costruzione delle prime opere rigide, ed è continuata, in maniera massiccia, tra il 1950 e il 1980.
Pur essendo la problematica di competenza dello Stato, nel 1979, con la LR 7/1979, la Regione Emilia-Romagna ha iniziato a occuparsi dell'erosione delle spiagge, avviando uno studio generale di tutta la costa: il Piano Costa 1981.Con la LR 7/1979 la Regione Emilia-Romagna promuoveva la realizzazione di un Piano progettuale di difesa della costa ai fini della salvaguardia complessiva delle aree interessate, esercitando interventi di vigilanza sugli interventi interessanti i bacini imbriferi tributari delle spiagge emiliano-romagnole, anche al fine di prevederne le conseguenze sull’equilibrio costiero. Dallo studio effettuato (Idroser 1981), con conferma di quelli successivi, è emerso che per mitigare il problema dell'erosione costiera è necessario abbandonare la difesa d'urgenza, agendo sulle cause stesse dell'erosione: il mancato apporto di sedimenti da parte dei fiumi e la subsidenza, partendo da una conoscenza approfondita del territorio e delle dinamiche costiere.
Le politiche regionali, GIZC, PTPR, Strategia di adattamento ai cambiamenti climatici, Strategia integrata per la difesa e l’adattamento della costa - GIDAC, inoltre, sono orientate a un approccio morbido e più facilmente reversibile per la difesa della costa (ripascimento), che non interferisca con la naturale dinamica del trasporto solido lungocosta, nella consapevolezza che ogni intervento di irrigidimento determina effetti non solo locali, ma anche diffusi sul sistema litoraneo.
La gestione integrata e la pianificazione territoriale costiera sono fondate su studi approfonditi dello stato dei sistemi ambientali del litorale e sulla conoscenza e il controllo degli interventi di difesa eseguiti, quindi sul monitoraggio. Per questo le linee guida hanno previsto che fosse realizzato un sistema informativo della costa regionale e che venissero attuate regolarmente campagne di monitoraggio, che, oltre a fornire informazioni importanti sulla tendenza evolutiva delle spiagge, consentono di valutare l'efficacia delle opere e a mostrare un quadro degli eventuali impatti.
Con il DLgs 49/2010 di recepimento della Direttiva 2007/60/CE, che tratta il rischio di alluvioni, comprese quelle marine, la Regione ha realizzato le mappe di pericolosità e rischio costiero 2013 e contribuito alla elaborazione del piano (I° ciclo) adottato dal Comitato Istituzionale nel dicembre 2015, collaborando con l’Autorità Competente, a partire dal 2019, sia per l’aggiornamento delle mappe che del piano.
Gli indicatori popolati nel presente report costituiscono utili strumenti di analisi e sintesi che derivano dagli studi e dalle elaborazioni effettuate da Arpae e dal SGSS-RER, nell’ambito di vari progetti.
In particolare, i dati raccolti con la sesta campagna di monitoraggio costiero, realizzata nel 2018 da Arpae per conto della Regione, e l’insieme dei ripascimenti e degli interventi di realizzazione di nuove opere o di riassetto di quelle esistenti.
Autori
- Nunzio DE NIGRIS (ARPAE E.R. - DIREZIONE TECNICA)
- Maurizio MORELLI (ARPAE E.R. - DIREZIONE TECNICA)
- Lorenzo CALABRESE (REGIONE EMILIA-ROMAGNA - SERVIZIO GEOLOGICO, SISMICO E DEI SUOLI)
- Jessica LELLI (REGIONE EMILIA-ROMAGNA - SERVIZIO GEOLOGICO, SISMICO E DEI SUOLI)
- Luisa PERINI (REGIONE EMILIA-ROMAGNA - SERVIZIO GEOLOGICO, SISMICO E DEI SUOLI)