Il litorale della Emilia-Romagna è costituito da una spiaggia bassa e sabbiosa, che si sviluppa per 110 km da Cattolica (confine sud con la regione Marche) alla foce del Po di Volano, e dal sistema barriera-laguna della Sacca di Goro, nella zona nord. Questa struttura litoranea ha alle spalle un territorio pianeggiante, densamente urbanizzato, che nella parte più settentrionale, in particolare nell’area ferrarese, si trova al di sotto del livello medio mare. La spiaggia ne rappresenta la prima linea di difesa dall’ingressione marina.
Nel corso del ‘900, il litorale ha subito una trasformazione radicale a opera dell’uomo: le dune sono state in gran parte spianate, diverse zone vallive bonificate, le aree boschive e incolte fortemente ridotte e, a ridosso della spiaggia, sono stati costruiti migliaia di fabbricati. I primi fenomeni di erosione delle spiagge si sono manifestati nei primi decenni del 900, ma il degrado ha assunto dimensioni eclatanti a partire dal secondo dopoguerra.
La regimentazione dei fiumi e l’escavo di inerti in alveo hanno portato a un crollo del trasporto di sabbia verso il mare e, quindi, a una forte riduzione dell'alimentazione naturale delle spiagge.
Nella seconda metà del secolo, l'intensificazione dello sfruttamento delle risorse idriche sotterranee e dei giacimenti di metano ubicati in prossimità della costa ha determinato l'incremento della subsidenza della fascia litoranea e, conseguentemente, dell’erosione delle spiagge.
La difesa dell'erosione è stata avviata dallo Stato fin dagli anni 30, con la costruzione delle prime opere rigide, ed è continuata, in maniera massiccia, tra il 1950 e il 1980.
Pur essendo la problematica di competenza dello Stato, nel 1979, con la LR 7/1979, la Regione Emilia-Romagna ha iniziato a occuparsi dell'erosione delle spiagge, avviando uno studio generale di tutta la costa: il Piano Costa 1981.Con la LR 7/1979 la Regione Emilia-Romagna promuoveva la realizzazione di un Piano progettuale di difesa della costa ai fini della salvaguardia complessiva delle aree interessate, esercitando interventi di vigilanza sugli interventi interessanti i bacini imbriferi tributari delle spiagge emiliano-romagnole, anche al fine di prevederne le conseguenze sull’equilibrio costiero. Dallo studio effettuato (Idroser 1981), con conferma di quelli successivi, è emerso che per mitigare il problema dell'erosione costiera è necessario abbandonare la difesa d'urgenza, agendo sulle cause stesse dell'erosione: il mancato apporto di sedimenti da parte dei fiumi e la subsidenza, partendo da una conoscenza approfondita del territorio e delle dinamiche costiere.
Le politiche regionali, GIZC, PTPR, Strategia di adattamento ai cambiamenti climatici, Strategia integrata per la difesa e l’adattamento della costa - GIDAC, inoltre, sono orientate a un approccio morbido e più facilmente reversibile per la difesa della costa (ripascimento), che non interferisca con la naturale dinamica del trasporto solido lungocosta, nella consapevolezza che ogni intervento di irrigidimento determina effetti non solo locali, ma anche diffusi sul sistema litoraneo.
La gestione integrata e la pianificazione territoriale costiera sono fondate su studi approfonditi dello stato dei sistemi ambientali del litorale e sulla conoscenza e il controllo degli interventi di difesa eseguiti, quindi sul monitoraggio. Per questo le linee guida hanno previsto che fosse realizzato un sistema informativo della costa regionale e che venissero attuate regolarmente campagne di monitoraggio, che, oltre a fornire informazioni importanti sulla tendenza evolutiva delle spiagge, consentono di valutare l'efficacia delle opere e a mostrare un quadro degli eventuali impatti.
Con il DLgs 49/2010 di recepimento della Direttiva 2007/60/CE, che tratta il rischio di alluvioni, comprese quelle marine, la Regione ha realizzato le mappe di pericolosità e rischio costiero 2013 e contribuito alla elaborazione del piano (I° ciclo) adottato dal Comitato Istituzionale nel dicembre 2015, collaborando con l’Autorità Competente, a partire dal 2019, sia per l’aggiornamento delle mappe che del piano.
Gli indicatori popolati nel presente report costituiscono utili strumenti di analisi e sintesi che derivano dagli studi e dalle elaborazioni effettuate da Arpae e dal SGSS-RER, nell’ambito di vari progetti.
In particolare, i dati raccolti con la sesta campagna di monitoraggio costiero, realizzata nel 2018 da Arpae per conto della Regione, e l’insieme dei ripascimenti e degli interventi di realizzazione di nuove opere o di riassetto di quelle esistenti.