Rumore
INFRASTRUTTURE DI TRASPORTO: LA FONTE PRINCIPALE DI ESPOSIZIONE AL RUMORE
Il rumore ambientale è associato a numerose attività umane, ma sono le infrastrutture dei trasporti (traffico stradale, ferroviario e aereo) a costituire la principale fonte di esposizione per la popolazione, in particolare in ambito urbano dove vive oltre il 70% della popolazione europea. Secondo le Linee guida OMS presentate nell'ottobre 2018 a Basilea, il rumore rappresenta uno dei maggiori rischi ambientali per la salute fisica e mentale e per il benessere dei cittadini europei; l'esposizione a rumore può infatti causare annoyance, effetti sull'apparato cardiovascolare, sul metabolismo, sul sonno e può avere ripercussioni negative sulle performance cognitive dei bambini.
Il rumore, inoltre, può alterare fisiologia e comportamenti della fauna, con conseguenti impatti sulla distribuzione della stessa in ambiente terrestre e acquatico.
Dai dati disponibili sull’esposizione della popolazione al rumore e da quelli derivanti dall’attività di vigilanza e controllo delle sorgenti di inquinamento acustico emerge uno stato di criticità piuttosto diffuso. Negli agglomerati urbani (in cui risiede oltre un terzo della popolazione regionale) gran parte dei cittadini è esposta a elevati livelli sonori per lo più determinati dal traffico stradale. Inoltre, sorgenti sonore puntuali, prevalentemente riconducibili ad attività di servizio e commerciali, producono inquinamento acustico e disturbano i residenti, con conseguenti richieste di intervento alle Autorità competenti.
SEMPRE PIU' NUMEROSI I DATI E LE INFORMAZIONI SULL'ESPOSIZIONE DELLA POPOLAZIONE AL RUMORE
La progressiva attuazione della Direttiva europea 2002/49/CE in ambito regionale, attraverso la predisposizione delle mappe acustiche strategiche per gli agglomerati e delle mappature acustiche per le principali infrastrutture di trasporto, nonché dei relativi piani d’azione, ha reso via via disponibili, pur se con un certo ritardo, un numero sempre maggiore di dati e informazioni sull’esposizione della popolazione al rumore e sulle strategie e gli interventi per la riduzione dell’inquinamento acustico programmati da amministrazioni, enti e gestori di infrastrutture.
IL 93% DELLA POPOLAZIONE VIVE IN TERRITORI CLASSIFICATI ACUSTICAMENTE
Su scala regionale, pur diminuendo al 22,4% la percentuale dei Comuni che ancora non ha provveduto alla classificazione acustica, la risposta delle amministrazioni non è ancora pienamente soddisfacente, non soltanto in termini di pianificazione e attuazione del risanamento, ma anche in materia di prevenzione e gestione dell’inquinamento. Tuttavia, oltre il 93% della popolazione regionale risiede in territori zonizzati e tutti i Comuni con più di 50.000 abitanti si sono dotati di questo importante strumento
Sintesi
Il progresso tecnologico, l'aumentato benessere, le maggiori esigenze di mobilità, accanto allo sviluppo dell’industria del turismo e del divertimento notturno, hanno prodotto un costante incremento della rumorosità negli ambienti di vita, sia nel periodo diurno, che in quello notturno. In ambito urbano, dove si concentra la maggior parte della popolazione, numerose sorgenti contribuiscono a determinare il “clima acustico”: traffico veicolare, traffico ferroviario, traffico aeroportuale, attività industriali e artigianali, discoteche e locali d’intrattenimento, esercizi commerciali, impianti di condizionamento e di refrigerazione.
In conseguenza di tutto ciò, l’inquinamento acustico tende sempre più a espandersi da un punto di vista sia spaziale (andando a interessare anche le aree rurali), sia temporale (estendendosi anche al periodo notturno).
Dopo l’anno 2020, che ha rappresentato un momento di pausa in questa progressione, come conseguenza della pandemia da Covid-19, nel 2021 le attività sono riprese e con esse anche il traffico indotto, soprattutto pesante.
E' bene sottolineare, infatti, che il rumore ambientale è associato a numerose attività umane, ma è quello derivante dalle infrastrutture dei trasporti (traffico stradale, ferroviario e aereo) a costituire la principale fonte di esposizione per la popolazione, in particolare in ambito urbano, dove vive oltre il 70% della popolazione europea.
La sorgente maggiormente diffusa è senza dubbio il traffico veicolare, che ha fatto segnare, negli ultimi decenni, un costante aumento sia in termini di numero di veicoli circolanti, sia di percorrenze. La lenta ripresa dopo la profonda crisi economica internazionale degli anni scorsi (2007-2013), ripresa che stava determinando anche un nuovo incremento dei dati di traffico pesante, ha subito nuovamente una battuta d’arresto nel corso del 2020, a causa delle limitazioni dovute alla pandemia da Covid-19, ma verso la fine del 2021 il traffico pesante era nuovamente a livelli pre Covid.
Nonostante l’effettiva incidenza delle varie fonti nel causare inquinamento acustico, le richieste di intervento da parte della popolazione (pervenute ad Arpae) riguardano prevalentemente le attività di servizio e commerciali e il comparto produttivo (in particolare, industria e artigianato). Anche nel 2022, i controlli, effettuati per lo più a seguito di segnalazione dei cittadini, evidenziano per il 50% delle sorgenti controllate un effettivo problema di inquinamento da rumore (rilevazione di almeno un superamento dei limiti vigenti).
Il rumore è uno dei principali rischi ambientali per la salute fisica e mentale ed il benessere nell'area europea, come attesta l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), e notevole è anche l'impatto economico dell'inquinamento acustico, non solo per le spese sanitarie dovute ai suoi effetti negativi sulla salute e alle conseguenti perdite di produttività, ma anche per il deprezzamento del valore degli immobili.
Ai fini della prevenzione e del risanamento acustico è indispensabile la piena attuazione del quadro normativo a livello sia nazionale, sia regionale. La classificazione acustica comunale, ad esempio, consiste nell’assegnazione a ciascuna porzione omogenea di territorio di una delle sei classi indicate dalla normativa sulla base della prevalente destinazione d’uso del territorio stesso (zonizzazione acustica). Essa, oltre a rappresentare presupposto indispensabile alla predisposizione dei piani di risanamento, costituisce per i Comuni un fondamentale strumento di gestione dell’inquinamento acustico, nonché di prevenzione per il suo stretto rapporto con la pianificazione urbanistica. A livello regionale quasi il 78% dei Comuni ha approvato la classificazione acustica e, fra questi, tutti i Comuni capoluogo di provincia e tutti i Comuni con più di 50.000 abitanti: circa il 93% della popolazione regionale risiede in territori zonizzati.
Quadro Generale
L’inquinamento acustico interessa un numero elevato di cittadini e, in effetti, esso è percepito dall’opinione pubblica come uno dei maggiori problemi ambientali, anche perché può interferire con attività fondamentali come il sonno, il riposo, lo studio e la comunicazione.
I risultati dell'indagine Eurobarometro 2015, condotta sulla percezione della qualità della vita, intervistando più di 40.000 persone in 83 città europee (6 italiane), evidenziano che in 17 città (3 in Italia) la maggioranza degli intervistati è del tutto insoddisfatta relativamente al livello di rumore urbano, con un livello di insoddisfazione generalmente maggiore nelle grandi città.
L'esposizione cronica al rumore ha impatti significativi sulla salute fisica e mentale e sul benessere e rappresenta pertanto un serio problema in tutto il territorio europeo: già il 7° Programma d'Azione per l'Ambiente, adottato nel 2013 aveva posto fra gli obiettivi chiave la riduzione del rumore ambientale. Il rumore ha molteplici effetti sulla salute: può determinare fastidio (annoyance) e disturbi del sonno, incidere sulle funzioni cognitive degli alunni, provocare problemi a livello cardiovascolare e metabolico: le recenti Linee Guida per il rumore ambientale dell'OMS ("Environmental Noise Guidelines for the European Region", 2018) sono state messe a punto a partire da una revisione sistematica degli studi scientifici disponibili ed hanno l'obiettivo di sensibilizzare i decisori politici sugli effetti sanitari del rumore e di informare e coinvolgere i cittadini riguardo al problema. Nel documento vengono raccomandati livelli di esposizione da non superare al fine di minimizzare gli effetti avversi del rumore prodotto da diverse sorgenti: traffico stradale, ferroviario, aereo, turbine eoliche e attività del tempo libero (manifestazioni, feste all'aperto, concerti, eventi sportivi, ascolto di musica con auricolari o cuffie).
Secondo il rapporto “Environmental Noise in Europe - 2020” (2019) dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (EEA), elaborato sulla base dei dati delle mappe di rumore relative al 2017, prodotte ai sensi della direttiva europea sul rumore ambientale, Direttiva 2002/49/CE (END), nei 33 Paesi membri dell'EEA, circa 113 milioni di persone sono esposte a livelli pari o superiori a 55 dB (Lden), dovuti al traffico stradale, che costituisce la sorgente predominante di rumore ambientale. Il traffico ferroviario è la seconda sorgente per importanza, con 22 milioni di persone esposte a Lden superiori a 55 dB, seguono il traffico aeroportuale, con 4 milioni di persone, e, infine, le sorgenti industriali degli agglomerati, con 1 milione circa di persone. Nel rapporto viene evidenziata una sostanziale stabilità dei dati di esposizione della popolazione al rumore rispetto al precedente ciclo di mappatura acustica (2012); tuttavia, le previsioni di crescita degli agglomerati urbani e di aumento della domanda di mobilità inducono a ritenere che in futuro ci sarà un ulteriore aumento del numero di persone esposte ad elevati livelli di rumore. A partire dai dati di esposizione e sulla base delle Linee Guida dell'OMS (2018), nel rapporto vengono, inoltre, valutati gli impatti sulla salute pubblica: si stima che l'esposizione a lungo termine al rumore ambientale causi ogni anno, nel territorio europeo, 12.000 morti premature e contribuisca a 48.000 nuovi casi di cardiopatia ischemica; che 22 milioni di persone siano fortemente disturbate ("highly annoyed") dal rumore, 6,5 milioni di persone soffrano di gravi disturbi del sonno e 12.500 scolari sperimentino deficit di apprendimento a causa del rumore aeroportuale. Tenendo conto che i dati succitati si limitano agli agglomerati ed alle infrastrutture di trasporto principali, che ricadono nell'ambito di applicazione della END, si può facilmente dedurre che l'esposizione totale ed i conseguenti impatti sulla salute sono, con buona probabilità, ancora maggiori.
Anche nel nostro Paese, seppur con un certo ritardo, si sta dando attuazione a quanto previsto dal DLgs 194/05 di recepimento della direttiva europea sul rumore ambientale, il cui obiettivo primario è quello di evitare, prevenire o ridurre gli effetti nocivi derivanti dall’esposizione della popolazione al rumore ambientale, ha introdotto l'obbligo di procedere alla determinazione dell’esposizione stessa, per mezzo di una mappatura acustica realizzata sulla base di metodi comuni, di fornire adeguata informazione al pubblico relativamente al rumore e ai suoi effetti, nonché di adottare ed attuare piani d’azione per la gestione dei problemi di inquinamento acustico.
Va sottolineato che, già prima dell’emanazione della direttiva europea, la normativa nazionale e quella regionale prevedevano l’attuazione di una complessa e articolata serie di azioni, in capo a soggetti diversi, volte alla riduzione e alla prevenzione dell’inquinamento acustico: classificazione acustica del territorio e piani di risanamento comunali, piani di risanamento delle aziende, nonché piani di contenimento e abbattimento del rumore per le infrastrutture di trasporto, valutazioni previsionali di impatto acustico e di clima acustico. È auspicabile che la sinergia derivante dall’integrazione e dall’armonizzazione del complesso quadro normativo vigente a scala nazionale, nonché dalla sua piena attuazione, possa determinare le condizioni per acquisire una maggiore conoscenza relativamente all’esposizione al rumore e ai suoi effetti sulla popolazione e, soprattutto, per migliorare lo stato acustico attuale, attraverso le opere di risanamento e un’efficace attività di prevenzione.
Bibliografia
- APAT (2007), “Linee guida relative ai criteri per la classificazione acustica dei territori comunali”
- CE Delft, Traffic Noise Reduction in Europe, 2007
- Commissione europea, “Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio sull’applicazione della direttiva sul rumore ambientale ai sensi dell’articolo 11 della direttiva 2002/49/CE”, COM(2011) 321 definitivo
- Commissione europea, 7° PAA – "Programma generale di azione dell’Unione in materia di ambiente fino al 2020", Decisione n. 1386/2013/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 20 novembre 2013
Sitografia
Autori
- Maurizio POLI (ARPAE E.R. - AREA PREVENZIONE AMBIENTALE OVEST)