Emilia-Romagna
Rumore
Sintesi


Il progresso tecnologico, l'aumentato benessere, le maggiori esigenze di mobilità, accanto allo sviluppo dell’industria del turismo e del divertimento notturno, hanno prodotto un costante incremento della rumorosità negli ambienti di vita, sia nel periodo diurno, che in quello notturno. In ambito urbano, dove si concentra la maggior parte della popolazione, numerose sorgenti contribuiscono a determinare il “clima acustico”: traffico veicolare, traffico ferroviario, traffico aeroportuale, attività industriali e artigianali, discoteche e locali d’intrattenimento, esercizi commerciali, impianti di condizionamento e di refrigerazione.
In conseguenza di tutto ciò, l’inquinamento acustico tende sempre più a espandersi da un punto di vista sia spaziale (andando a interessare anche le aree rurali), sia temporale (estendendosi anche al periodo notturno).
Dopo l’anno 2020, che ha rappresentato un momento di pausa in questa progressione, come conseguenza della pandemia da Covid-19, nel 2021 le attività sono riprese e con esse anche il traffico indotto, soprattutto pesante.
E' bene sottolineare, infatti, che il rumore ambientale è associato a numerose attività umane, ma è quello derivante dalle infrastrutture dei trasporti (traffico stradale, ferroviario e aereo) a costituire la principale fonte di esposizione per la popolazione, in particolare in ambito urbano, dove vive oltre il 70% della popolazione europea.
La sorgente maggiormente diffusa è senza dubbio il traffico veicolare, che ha fatto segnare, negli ultimi decenni, un costante aumento sia in termini di numero di veicoli circolanti, sia di percorrenze. La lenta ripresa dopo la profonda crisi economica internazionale degli anni scorsi (2007-2013), ripresa che stava determinando anche un nuovo incremento dei dati di traffico pesante, ha subito nuovamente una battuta d’arresto nel corso del 2020, a causa delle limitazioni dovute alla pandemia da Covid-19, ma verso la fine del 2021 il traffico pesante era nuovamente a livelli pre Covid.
Nonostante l’effettiva incidenza delle varie fonti nel causare inquinamento acustico, le richieste di intervento da parte della popolazione (pervenute ad Arpae) riguardano prevalentemente le attività di servizio e commerciali e il comparto produttivo (in particolare, industria e artigianato). Anche nel 2022, i controlli, effettuati per lo più a seguito di segnalazione dei cittadini, evidenziano per il 50% delle sorgenti controllate un effettivo problema di inquinamento da rumore (rilevazione di almeno un superamento dei limiti vigenti).
Il rumore è uno dei principali rischi ambientali per la salute fisica e mentale ed il benessere nell'area europea, come attesta l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), e notevole è anche l'impatto economico dell'inquinamento acustico, non solo per le spese sanitarie dovute ai suoi effetti negativi sulla salute e alle conseguenti perdite di produttività, ma anche per il deprezzamento del valore degli immobili.
Ai fini della prevenzione e del risanamento acustico è indispensabile la piena attuazione del quadro normativo a livello sia nazionale, sia regionale. La classificazione acustica comunale, ad esempio, consiste nell’assegnazione a ciascuna porzione omogenea di territorio di una delle sei classi indicate dalla normativa sulla base della prevalente destinazione d’uso del territorio stesso (zonizzazione acustica). Essa, oltre a rappresentare presupposto indispensabile alla predisposizione dei piani di risanamento, costituisce per i Comuni un fondamentale strumento di gestione dell’inquinamento acustico, nonché di prevenzione per il suo stretto rapporto con la pianificazione urbanistica. A livello regionale quasi il 78% dei Comuni ha approvato la classificazione acustica e, fra questi, tutti i Comuni capoluogo di provincia e tutti i Comuni con più di 50.000 abitanti: circa il 93% della popolazione regionale risiede in territori zonizzati.


 

Torna indietro