L’analisi della radiocontaminazione delle matrici controllate nell’intera regione Emilia-Romagna evidenzia, quali radionuclidi rilevabili, il Cs-137 e lo Sr-90, presenti in tracce in alcuni indicatori ambientali e alimenti. I valori di contaminazione misurati sono, comunque, sempre ben al di sotto dei limiti fissati dalla CEE (Regolamento UE 2020/1158 del 5 agosto 2020) per la commercializzazione dei prodotti (370 Bq/kg per prodotti lattiero-caseari e alimenti per l’infanzia e 600 Bq/kg per tutti gli altri prodotti, per il Cs-137), nonché dei “reporting level” ovvero livelli notificabili, fissati dalla Raccomandazione 2000/473/Euratom.
I livelli di contaminazione da Cesio e Stronzio nelle matrici sottoposte ad analisi risultano presentare valori che tendono a quelli rilevati prima dell’evento Chernobyl dell’aprile 1986.
NOME DELL'INDICATORE
Concentrazione di attività di radionuclidi artificiali in matrici ambientali e alimentariDPSIR
SUNITÀ DI MISURA
Becquerel/metro quadrato, Becquerel/litroFONTE
Arpae Emilia-RomagnaCOPERTURA SPAZIALE DATI
RegioneCOPERTURA TEMPORALE DATI
1982-2022LIVELLO DI DETTAGLIO GEOGRAFICO
RegioneAGGIORNAMENTO DATI
AnnualeRIFERIMENTI NORMATIVI
Raccomandazione europea 2000/473/Euratom
Regolamento CE 733/2008 e successive modifiche
Circolare n. 2/87 del Ministero della Sanità
DLgs 101/2020
AREE TEMATICHE INTERESSATE
L’indicatore fornisce l’andamento della radioattività (Cesio Cs-137 e Stronzio Sr-90) nella deposizione al suolo e nel latte vaccino, ai fini della valutazione dello stato della contaminazione radiometrica nell’ambiente.
I radionuclidi artificiali presenti nell’ambiente sono in gran parte attribuibili alle deposizioni al suolo conseguenti alle esplosioni di ordigni nucleari in atmosfera effettuate negli anni 60 e alle ricadute derivanti da eventi incidentali (1986 Chernobyl e 2011 Fukushima). Il Cs-137 e lo Sr-90, radionuclidi con tempi di dimezzamento radioattivo di circa 30 anni, permanendo per centinaia di anni dopo la loro formazione, costituiscono i principali indicatori delle ricadute al suolo per il nostro territorio.
La sorveglianza della radioattività ambientale in Italia, in ottemperanza art 152 al Dlgs101/2020 “Controllo sulla radioattività ambientale”, si basa sulle reti nazionali e regionali, delegate al monitoraggio della radioattività nell’ambiente, negli alimenti e bevande per consumo umano e animale, per la stima dell’esposizione della popolazione. La gestione delle reti uniche regionali è effettuata dalle singole Regioni, secondo direttive impartite dal ministero della Sanità e dal ministero dell’Ambiente.
La Regione Emilia-Romagna, al fine di verificare lo stato della contaminazione ambientale e alimentare dell’intero territorio e di evidenziare eventuali incidenti o rilasci incontrollati, ha predisposto, fin dal 1982, il monitoraggio della radioattività a livello regionale basato su campionamenti di diverse matrici (particolato atmosferico, deposizione al suolo, acque superficiali e potabili, alimenti ecc.), sancito poi dalla Legge Regionale 1/2006 (art. 8), recentemente modificata dalla Legge Regionale 4/2021. Ad Arpae Emilia-Romagna, CTR Agenti fisici, è affidata la gestione della rete regionale, per le attività di rilevamento e di misura.
Valutare la concentrazione di attività dei radionuclidi artificiali Cs-137 e Sr-90 in matrici ambientali e alimentari per monitorare la contaminazione ambientale dei radionuclidi derivanti sia da sorgenti diffuse di radioattività, quali ad esempio i test nucleari e le situazioni incidentali rilevanti che comportano il trasporto “transfrontaliero” di contaminazione (reti nazionali, regionali), sia da sorgenti localizzate, come gli impianti nucleari e altre strutture in cui si detengono/utilizzano radioisotopi (reti locali, regionali).