Emilia-Romagna
Concentrazione di attività di radon indoor
Commento

La campagna nazionale radon nelle abitazioni, condotta anche nella regione Emilia-Romagna, ha evidenziato una concentrazione (43 Bq/m3) medio/bassa rispetto alla media nazionale (70 Bq/m3). Tali valori sono sostanzialmente confermati dalla successiva indagine regionale promossa nelle scuole materne e asili nido; in tale indagine le concentrazioni più elevate sono state rilevate nelle province di Modena, Reggio Emilia e Forlì-Cesena.
In Emilia-Romagna, al fine di progettare azioni atte all’individuazione delle zone a maggiore probabilità di alte concentrazioni di radon (mappatura radon), a partire dal 2001, un gruppo di lavoro interdisciplinare, coordinato dall’Assessorato sanità, ha proceduto a una “lettura integrata” dei dati disponibili attraverso elaborazioni geostatistiche sulle misure di radon indoor, nonché su altre matrici oggetto di indagini, ovvero acque di pozzo, rocce, attività degasanti. L’attività svolta ha evidenziato la necessità di possibili approfondimenti a livello regionale, condotti con una specifica indagine, che ha visto coinvolte abitazioni poste nella zona appenninica, in prossimità di emissioni spontanee di gas metano più significative e faglie affioranti attive, avviata nel 2009; i dati ottenuti non sono comparabili alle indagini precedenti, come peraltro era logico attendersi.

 

 

 

NOME DELL'INDICATORE

Concentrazione di attività di radon indoor

DPSIR

S

UNITÀ DI MISURA

Becquerel/metro cubo

FONTE

Arpae Emilia-Romagna

COPERTURA SPAZIALE DATI

Regione

COPERTURA TEMPORALE DATI

1989-1990, 1993-1995, 2010-2011

LIVELLO DI DETTAGLIO GEOGRAFICO

Regione

AGGIORNAMENTO DATI

RIFERIMENTI NORMATIVI

Raccomandazione europea 90/143/Euratom del 21/02/1990, DLgs 230/1995 e successive modifiche e integrazioni

AREE TEMATICHE INTERESSATE

METODI DI ELABORAZIONE DATI

Medie annuali, percentili, min./max., medie geometriche

 

Altri metadati
Descrizione

L’indicatore, che fornisce la stima della concentrazione media di radon (Rn-222) in aria nelle abitazioni, rappresenta un parametro di base per la valutazione del rischio/impatto sulla popolazione dovuto alla radioattività naturale.
Nell’agosto 2020 è entrato in vigore il Decreto Legislativo 31 luglio 2020, n. 101, di attuazione della Direttiva 2013/59/Euratom del Consiglio europeo, il quale introduce importanti novità in materia di esposizione al radon rispetto al quadro normativo previgente dettato dal DLgs 230/1995 e successive modifiche, principalmente contenuti all’interno del Capo I del Titolo IV “Sorgenti naturali di radiazioni ionizzanti” del suddetto decreto legislativo.
Il nuovo quadro normativo include, per la prima volta, le abitazioni e prevede un nuovo e importante strumento gestionale, rappresentato dal Piano nazionale d’azione per il radon, art 10, nell’ambito del quale devono essere individuate:

  • le strategie, i criteri e le modalità di intervento per prevenire e ridurre i rischi di lungo termine dovuti all’esposizione al radon, anche nelle abitazioni;
  • le “aree prioritarie”, art 11, in cui si stima che la concentrazione media annua di attività di radon in aria superi il livello di riferimento in un numero significativo di edifici ( pari o superiore al 15%), attribuendo alle Regioni e Province autonome la responsabilità della loro individuazione.

 I livelli massimi di riferimento, in termini di valore medio annuo della concentrazione di attività di radon in aria, sono fissati pari a 300 Bq m3 per i luoghi di lavoro e per le abitazioni esistenti, e pari a 200 Bq m3 per le abitazioni costruite dopo il 31 dicembre 2024.
In attesa dei criteri con cui definire tali aree e delle indicazioni sulle metodologie per la loro individuazione, in Emilia-Romagna, come in altre regioni italiane, sono stati effettuati studi finalizzati all’individuazione delle “aree prioritarie”.
I dati attualmente disponibili (e ancora validi per le caratteristiche del fenomeno) sono ricavati da tre indagini realizzate da Arpae: l’indagine nazionale radon indoor promossa dall’Apat (oggi ISIN) e dall’ISS, partita, in Emilia-Romagna, negli anni 1989-1990 su un campione rappresentativo di 371 abitazioni distribuite in 15 comuni della regione, l’indagine regionale nelle scuole materne e asili nido, promossa in collaborazione con l’Assessorato sanità regionale e realizzata negli anni 1993-1995 in 604 strutture scolastiche ubicate in 239 comuni della regione, e la campagna, promossa sempre dall’Assessorato sanità regionale, in 136 abitazioni individuate in corrispondenza di particolari aree territoriali (punti di emanazione gassosa/ faglie affioranti), conclusasi nel settembre 2011.

Scopo

Monitorare la presenza di radon indoor, una delle principali fonti di esposizione alla radioattività per la popolazione (a livello nazionale circa il 44% della dose individuale è stimato derivare da tale fonte di esposizione).
Il radon rappresenta uno dei maggiori fattori di rischio per il tumore polmonare nei soggetti non fumatori (appartiene infatti al “gruppo 1” di sostanze per cui è stata provata la cancerogenicità per l’uomo - WHO OMS - International Agency for Research on Cancer).