L’indicatore descrive la variazione della concentrazione media annuale in aria del particolato fine PM2,5.
Le polveri rappresentano la frazione solida del particolato atmosferico, che comprende anche particelle liquide. Il particolato è costituito da diverse sostanze, di natura organica e inorganica, sospese nell'aria e aventi dimensioni microscopiche.
Il PM2,5 è definito come il materiale particolato con un diametro aerodinamico medio inferiore a 2,5 micron (1 μm = 1 millesimo di millimetro) e risulta inalabile. Esso è originato sia per emissione diretta (particelle primarie), che per reazione nell’atmosfera di (particelle secondarie).
Le sorgenti primarie del particolato possono essere antropiche e naturali. Le fonti antropiche sono riconducibili principalmente ai processi di combustione quali: emissioni da traffico veicolare, utilizzo di combustibili (carbone, olii, legno, rifiuti, rifiuti agricoli), emissioni industriali (cementifici, fonderie, miniere). Le fonti naturali, invece, sono sostanzialmente: aerosol marino, suolo risollevato e trasportato dal vento, aerosol biogenico, incendi boschivi, emissioni vulcaniche ecc.
La componente di origine secondaria deriva da reazioni chimico-fisiche che avvengono in atmosfera, a partire da inquinanti precursori come l’ammoniaca (NH3), emessa principalmente dalle attività agricole e zootecniche, gli ossidi di azoto (NOx), dovuti alla combustione (nei motori, nelle industrie e negli edifici), i composti organici volatili (COV), riconducibili principalmente all’uso di solventi.