La media annuale di PM2,5, nel 2023, è stata ovunque inferiore al valore limite previsto dalla normativa (25 μg/m3), con valori in linea, o lievemente inferiori, a quelli registrati nei cinque anni precedenti.
NOME DELL'INDICATORE
Concentrazione media annua di particolato fine (PM2,5)DPSIR
SUNITÀ DI MISURA
Microgrammi/metro cuboFONTE
Arpae Emilia-RomagnaCOPERTURA SPAZIALE DATI
RegioneCOPERTURA TEMPORALE DATI
2008-2023LIVELLO DI DETTAGLIO GEOGRAFICO
RegioneAGGIORNAMENTO DATI
AnnualeRIFERIMENTI NORMATIVI
Dir 2008/50/CE
DLgs 155/2010 e ss. mm. ii.
AREE TEMATICHE INTERESSATE
L’indicatore descrive la variazione della concentrazione media annuale in aria del particolato fine PM2,5.
Le polveri rappresentano la frazione solida del particolato atmosferico, che comprende anche particelle liquide. Il particolato è costituito da diverse sostanze, di natura organica e inorganica, sospese nell'aria e aventi dimensioni microscopiche.
Il PM2,5 è definito come il materiale particolato con un diametro aerodinamico medio inferiore a 2,5 micron (1 μm = 1 millesimo di millimetro) e risulta inalabile. Esso è originato sia per emissione diretta (particelle primarie), che per reazione nell’atmosfera di (particelle secondarie).
Le sorgenti primarie del particolato possono essere antropiche e naturali. Le fonti antropiche sono riconducibili principalmente ai processi di combustione quali: emissioni da traffico veicolare, utilizzo di combustibili (carbone, olii, legno, rifiuti, rifiuti agricoli), emissioni industriali (cementifici, fonderie, miniere). Le fonti naturali, invece, sono sostanzialmente: aerosol marino, suolo risollevato e trasportato dal vento, aerosol biogenico, incendi boschivi, emissioni vulcaniche ecc.
La componente di origine secondaria deriva da reazioni chimico-fisiche che avvengono in atmosfera, a partire da inquinanti precursori come l’ammoniaca (NH3), emessa principalmente dalle attività agricole e zootecniche, gli ossidi di azoto (NOx), dovuti alla combustione (nei motori, nelle industrie e negli edifici), i composti organici volatili (COV), riconducibili principalmente all’uso di solventi.
Valutare la variazione interannuale e la distribuzione territoriale della concentrazione media annuale in aria delle polveri fini PM2,5, anche in relazione ai valori limite dettati dalla normativa vigente.