Dal punto di vista della distribuzione territoriale (figure 2 e 5), per effetto dei crescenti apporti inquinanti di origine prevalentemente diffusa, la presenza di azoto nitrico nelle acque tende ad aumentare spostandosi dalle zone montane e pedemontane, dove si osservano concentrazioni buone od ottimali, verso la pianura, dove si riscontra generalmente un peggioramento della qualità, seppure con differenze anche significative tra i diversi bacini idrografici.
In particolare (figura 1), nel 2023, in pianura è rispettato il valore soglia di “buono” nella chiusura di valle dei bacini: Trebbia, Taro, Enza, Secchia, Reno, Lamone, Candiano, Savio e Conca; si registrano, invece, ancora situazioni di decisa criticità in Cornaiola, Destra Reno, Uso e Melo (con valori medi annui superiori a 5 mg/l – stato “cattivo” limitatamente alla concentrazione di azoto nitrico).
Rispetto al singolo macrodescrittore, azoto nitrico, la classificazione delle acque in chiusura di bacino idrografico (figura 3) mostra che il 9% dei bacini ricade nel Livello 1, il 18% nel Livello 2, il 32% nel Livello 3, il 29% nel Livello 4 e il 12% nel Livello 5, da cui deriva che, rispetto alla concentrazione di azoto nitrico, il 27% dei bacini idrografici regionali raggiunge l’obiettivo di qualità “buono”.
Nel complesso, delle 179 stazioni della rete regionale monitorate nel 2023 (figura 5), si rileva una distribuzione percentuale in classi di qualità, rispetto alla concentrazione di azoto nitrico, così ripartita: 17% in classe 1 (elevato), 25% in classe 2 (buono), 29% in classe 3 (sufficiente), 20% in classe 4 (scarso) e 9% in classe 5 (cattivo). Il valore soglia definito per l’obiettivo di qualità di “buono” è rispettato nel 42% delle stazioni regionali, contro il 56% raggiunto nel 2022, il 57% nel 2021, il 56% nel 2020, il 48% nel 2019, il 51% nel 2018. Da solttolineare, inoltre, come alle variazioni riscontrate contribuisca anche il regime delle precipitazioni, che può influenzare l’intensità dei fenomeni di dilavamento e trasporto in acqua superficiale (il 2021 e 2022 sono stati anni molto secchi; nel 2023, a periodi siccitosi prolungati si sono alternati alcuni eventi piovosi, anche intensi, come quello di maggio in Romagna). Si segnala inoltre la sostituzione periodica di parte delle stazioni di monitoraggio all’interno dei cicli di programmazione della rete regionale (2020; 2023).
NOME DELL'INDICATORE
Concentrazione dei nutrienti nei corsi d’acqua, azoto nitricoDPSIR
SUNITÀ DI MISURA
Milligrammi/litroFONTE
Arpae Emilia-RomagnaCOPERTURA SPAZIALE DATI
RegioneCOPERTURA TEMPORALE DATI
2014-2023LIVELLO DI DETTAGLIO GEOGRAFICO
RegioneAGGIORNAMENTO DATI
AnnualeRIFERIMENTI NORMATIVI
DLgs 152/06, DM 260/10AREE TEMATICHE INTERESSATE
Si tratta di un indicatore dello stato di trofia dei corsi d’acqua espresso attraverso la concentrazione media annuale dell’azoto nitrico, valutata attraverso lo schema classificatorio dell’indice LIMeco.
La rete di riferimento è composta dalle stazioni situate in chiusura dei bacini idrografici regionali e dei principali bacini pedemontani, nell’ambito della rete regionale di monitoraggio ambientale istituita ai sensi della Direttiva 2000/60.
La concentrazione media di azoto nitrico è confrontata con i valori soglia LIMeco (tabella 4.1.2/a del DM 260/2010), indice utilizzato per la classificazione chimica di base dei corsi d’acqua ai sensi del DLgs 152/06.
Attraverso questo riferimento normativo si può ottenere una valutazione parziale, rispetto unicamente al contenuto in N-NO3, esprimendola in 5 livelli che variano dall’ “elevato” al “cattivo”.
L’obiettivo fissato dai Piani di gestione è rappresentato dal raggiungimento dello Stato ecologico “buono”, che corrisponde alla soglia di 1,2 mg/l.
Valori soglia Indice LIMeco - Azoto nitrico
Parametro |
Livello 1 (azzurro) |
Livello 2 (verde) |
Livello 3 (giallo) |
Livello 4 (arancione) |
Livello 5 (rosso) |
N (mg/l) |
< 0,6 |
≤ 1,2 |
≤ 2,4 |
≤ 4,8 |
> 4,8 |