Emilia-Romagna
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Volumi di sabbia portati a ripascimento
Commento


A partire dal 1983, in seguito anche alle indicazioni del Piano Costa Regionale del 1981, si è sempre più indirizzata la difesa della costa con interventi di ripascimento. Gli interventi, inizialmente, erano realizzati con sabbia prelevata da cave a terra, da scavi edili e per la realizzazione di darsene, dalle zone di accumulo lungo il litorale (spiagge in avanzamento e imboccature di canali e fiumi). A partire dal 2002 vengono impiegate anche sabbie presenti sui fondali marini al largo della costa regionale. 
Dal 1983 al 2018 sono stati effettuati interventi di ripascimento per un totale di 12,7 milioni di mc di sedimento (figura 1). Di questi, il 37,8%, pari a circa 4,8 milioni di m3, deriva da paleggiamenti da zone litoranee in accumulo a quelle in erosione, mentre il 62,2% (circa 7,9 milioni di m3) proviene da fonti esterne al sistema costiero, contribuendo a incrementare l’apporto solido al sistema litoraneo. Tra le fonti esterne di sedimento vi sono le cave a terra (3,6 milioni di m3), i giacimenti sottomarini (3 milioni di m3) e il materiale proveniente da scavi edili e realizzazioni di nuove darsene (1,2 milioni di m3). L’apporto esterno di sedimento, se complessivamente può risultare una quantità elevata, in realtà consiste in poco più di 225.000 m3 l’anno.
In figura 2 si osserva la variazione nel tempo della distribuzione percentuale della fonte dei sedimenti utilizzati per interventi di ripascimento. In particolare, nel periodo 2012-2018 sono stati portati a ripascimento oltre 3 milioni di m3 di sabbia, pari a un apporto medio annuo di circa 500.000 m3. Il 54,5% (circa 1,8 milioni di m3) del totale del materiale apportato proviene da tratti litoranei in accumulo, il 42,9% (circa 1,4 milioni di m3) è stato apportato mediante l’intervento di ripascimento con sabbie sottomarine, realizzato nel 2016, e solo una parte residua di poco più del 3% complessivo proviene da scavi edili e cave a terra. 
Si osserva inoltre che lo sfruttamento delle cave a terra si è ridotto molto in favore di altre fonti di sabbia a minor impatto ambientale, passando dall'84,6%, nel periodo 1983-2000, al solo 1,6 %, tra il 2012 e il 2018.
Infine, si è sviluppato l’utilizzo di fonti litoranee quali spiagge in accumulo, recupero delle sabbie risultanti dalla pulizia delle spiagge, dragaggio di bocche portuali e di foci di canali e fiumi, passando da poco meno del 15%, del periodo 1983-2000, a quasi il 55%, tra il 2012 e il 2018.