Emilia-Romagna
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Uso di fanghi di depurazione
Commento


Dopo la notevole riduzione della distribuzione dei fanghi in agricoltura nel 2005, causata dell’entrata in vigore, nel 2004, della nuova normativa regionale, in relazione alla necessità di adeguamento alle nuove disposizioni, in Emilia-Romagna si è assistito ad un progressivo aumento della percentuale di fanghi che vengono destinati al recupero: +30% di sostanza secca distribuita nel periodo 2005-2011. Nel 2012 tale tendenza si è invertita e si è registrato un forte calo dei fanghi distribuiti in agricoltura pari, in termini di tonnellate/anno, a -26,3% di tal quale (T.Q.) e -29,5% di sostanza secca (S.S.). Questa tendenza è stata confermata nel 2013 con un calo del 14,2% per il T.Q. e del 15,2% per la S.S. Tali decrementi sono imputabili in parte alla diminuzione dei fanghi prodotti dal comparto agroalimentare (industrie delle bevande) ed in parte alla predilezione di altre forme di recupero, diverse dall’utilizzo diretto dei fanghi in agricoltura. Con l’entrata in vigore del DLgs 75/2010, “Riordino e revisione della disciplina in materia di fertilizzanti”, i fanghi da depurazione hanno trovato impiego nella produzione di ammendante compostato misto (prodotto ottenuto attraverso un processo controllato di trasformazione e stabilizzazione di rifiuti organici che possono essere costituiti dalla frazione organica dei RSU proveniente dalla raccolta differenziata, da rifiuti di origine animale, compresi i liquami zootecnici, da rifiuti di attività agroindustriali e da lavorazione del legno e del tessile naturale non trattati, da reflui e fanghi, nonché dalle matrici previste per l’ammendante compostato verde) e nella produzione del gesso di defecazione, un correttivo ottenuto dall’idrolisi di materiali biologici mediante calce e/o acido solforico e successiva precipitazione del solfato di calcio. Nel 2016, inoltre, il Mipaaf con decreto 28 giugno 2016 “Modifiche degli allegati 1, 2, 3, 6 e 7 del decreto legislativo 29 aprile 2010, n. 75, recante: «Riordino e revisione della disciplina in materia di fertilizzanti, a norma dell'articolo 13 della legge 7 luglio 2009, n. 88”, pubblicato in GU il 12/08/2016, ha aggiunto all’allegato 3 del DLgs 75/2010 la voce 23 “gessi di defecazione da fanghi”, anch’esso un correttivo, prodotto con fanghi di cui al DLgs 99/92 tramite idrolisi (ed eventuale attacco enzimatico) mediante calce e/o acido solforico e successiva precipitazione del solfato di calcio.
Dal 2014 si è assistito ad un graduale recupero dei quantitativi di fanghi utilizzati in agricoltura, sia per quanto concerne i fanghi provenienti dal comparto agroalimentare, ma, soprattutto, grazie all’utilizzo, sempre più consistente, dei fanghi prodotti dagli impianti di acque reflue urbane.
In particolare, nel 2020, sono state utilizzate in Emilia-Romagna 56.123 tonnellate di sostanza secca, il dato più alto mai registrato dal 2004. Nel 2022, con 48.790 tonnellate di sostanza secca, si è registrata una leggera riduzione rispetto all’anno 2021, di circa l’8%. 
Nel 2023 è continuato il trend di riduzione rispetto agli anni precedenti, probabilmente anche, in parte, dovuto all’eccezionale alluvione che ha coinvolto la Romagna e parte dell’Emilia, a maggio 2023, in pieno periodo di spandimento. In dettaglio, infatti, nell’anno 2023 sono state utilizzate 42.462 tonnellate di sostanza secca, ben il 13% in meno rispetto all’anno precedente. Analizzando i quantitativi di fango distribuiti in agricoltura nel corso del 2023 e confrontandoli con quelli del 2022, si osserva un netto calo nella provincia di Bologna dove si passa dalle 13.808 tonnellate del 2022 alle 9.246 tonnellate nel 2023, espresse in termini di sostanza secca. La tipologia di fango che ha subìto il maggior calo di utilizzo è quella relativa al codice EER 020705, proveniente dalle attività che producono bevande alcoliche ed analcoliche (con una riduzione, a livello regionale, di 3.153 t di sostanza secca), seguita da una lieve diminuzione, a livello regionale, dell’utilizzo dei fanghi di origine civile (EER 190805), pari a 2.095 t di sostanza secca in meno. Il codice CER 030311, legato alle cartiere, ha registrato anch’esso una diminuzione consistente rispetto ai quantitativi distribuiti l’anno precedente, soprattutto nella provincia di Ferrara.
In conseguenza della diminuzione dei quantitativi utilizzati si sono ridotte anche le superfici interessate dagli spandimenti: a fronte di 11.645 ettari utilizzati nel 2022, nel 2023, gli ettari utilizzati sono stati 9.578; anche in questo caso è la provincia di Bologna quella in cui si registra il maggior calo di utilizzo delle superfici utili allo spandimento. I quantitativi di fango distribuiti per ettaro sono compresi tra 3,4 e 5,7 t (s.s.) con una media regionale di 4,5 t (s.s.). Si ricorda che i fanghi di depurazione possono essere distribuiti nei terreni in dosi non superiori a 15 t (s.s.) nel triennio e che, se provenienti dall'industria agroalimentare, possono essere impiegati in quantità massima fino a tre volte le suddette quantità. I fanghi distribuiti nel 2023 nelle province di Piacenza, Parma, Ferrara e Ravenna erano quasi esclusivamente di origine agroalimentare, mentre nelle province di Reggio Emilia, Modena e Bologna sono stati utilizzati soprattutto fanghi di origine civile (190805), con il quantitativo maggiore in provincia di Bologna, pari a 5.857 t s.s. oltre alle 3.390 t s.s. di origine agroalimentare. Sempre nell’anno 2023, nelle province di Forlì-Cesena e Rimini non sono stati distribuiti fanghi in agricoltura.