Emilia-Romagna
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Stato chimico delle acque sotterranee
Commento


Il monitoraggio chimico dei 135 corpi idrici sotterranei dell’Emilia-Romagna, effettuato nel periodo 2014-2019, evidenzia che 106 corpi idrici sono in stato chimico buono, pari al 78,5% del totale (tabella 1; figura 1), e comprendono i corpi idrici montani, i profondi di pianura alluvionale, gran parte dei depositi di fondovalle e di conoide alluvionale. I restanti 29 corpi idrici, pari al 21,5% del totale, sono in stato chimico scarso, in cui vi sono 25 corpi idrici di conoide alluvionale appenninica, 2 dei depositi di fondovalle e 2 freatici di pianura.
La superficie totale dei 135 corpi idrici è pari a 35.890 km2, ottenuta facendo la somma della superficie dei corpi idrici che in pianura sono sovrapposti alle diverse profondità (tabella 2; figura 2). In termini di superficie di corpi idrici, la classe buono è rappresentata dal 68,3% della superficie totale e il restante 31,7% dalla classe scarso. La differenza di valutazione tra numero e superficie di corpi idrici è determinata dallo stato scarso di alcuni corpi idrici di grande estensione areale - ad esempio freatico di pianura.
Considerando il numero dei corpi idrici, lo stato chimico evidenzia un miglioramento dello stato “buono”, dal 2010-2013 al 2014-2019, pari a 10,2%, passando rispettivamente dal 68,3% al 78,5%.
I corpi idrici freatici di pianura permangono in stato chimico “scarso” (figura 3), essendo caratterizzati dall’assenza di confinamento idrogeologico e pertanto risultano molto vulnerabili alle numerose pressioni antropiche presenti in pianura, dove i principali impatti sono determinati dalla presenza di composti di azoto, solfati, arsenico, e altri parametri riconducibili a salinizzazione delle acque, mentre in alcuni punti, quindi a scala locale e non per l’intero corpo idrico, sono critici anche fitofarmaci, in particolare Imidacloprid, Metolaclor e Terbutilazina.
Lo stato chimico “scarso” nei due corpi idrici di fondovalle (Secchia e Senio-Savio) (figura 4) è determinato dalla presenza di composti di azoto, solfati, salinizzazione delle acque e triclorometano. I parametri critici per i corpi idrici di conoide alluvionale in stato “scarso”, in particolare le porzioni libere e confinate superiori e in alcuni casi le porzioni confinate inferiori, sono invece composti di azoto, solfati, boro e organo alogenati, in particolare il triclorometano.
I corpi idrici più profondi (confinati inferiori di pianura) (figura 5), a parte alcune porzioni profonde e confinate di conoide, risultano in stato chimico “buono”, seppure la qualità non risulta idonea per usi pregiati per via della presenza naturale di sostanze chimiche, ad esempio composti di azoto, arsenico, boro e cloruri, che sono naturalmente presenti negli acquiferi e per i quali sono stati determinati i rispettivi valori di fondo naturale.
Il miglioramento dello stato chimico, dal 2010-2013 al 2014-2019, è determinato, prevalentemente, dalla definizione dei valori di fondo naturale di cromo esavalente nei corpi idrici montani di Parma e Piacenza e, in parte, dalla riduzione e accorpamento del numero di corpi idrici di conoide alluvionale con stato scadente per la presenza di nitrati e di organoalogenati. Per queste ultime sostanze occorre ricordare che il DM 6/7/2016 ha eliminato i valori soglia della sommatoria degli organoalogenati, del tricloroetilene e del tetracloroetilene, aggiungendo il valore soglia del tricloroetilene+tetracloroetilene, adottando lo stesso limite valido per le acque destinate al consumo umano.