Il 72% dei prelievi superficiali avviene dall’asta del F. Po; si tratta di circa 1.130 milioni di m3/anno (1,13 miliardi di m3/anno), che però, tradotti in portata continua, forniscono circa 36 m3/s, cioè meno del 2,5% della portata media del F. Po.
Circa l’81% degli approvvigionamenti superficiali riguarda il settore irriguo agricolo; l’impiego civile acquedottistico utilizza l’11% dei volumi complessivi prelevati, il settore industriale solo il 4%; poco di più gli usi per la piscicoltura. Quest’ ultima è considerata in quanto, pur trattandosi di attingimenti solitamente “conservativi” (prelievo e restituzione avvengono frequentemente a distanze non superiori alle centinaia di metri), almeno dal punto di vista quantitativo, la qualità delle acque scaricate è sicuramente peggiore di quella al prelievo, per via delle deiezioni delle specie ittiche presenti.
A livello provinciale si evidenzia l’ingente approvvigionamento legato alla provincia di Ferrara, relativo ai prelievi irrigui da Po, sia diretti che attraverso il CER, questi ultimi per il rifornimento dei territori di pianura delle province di Bologna, Ravenna e Forlì-Cesena.
Tenendo in considerazione le criticità circa l’affidabilità dei dati 1975 e, in parte, 1990, si rileva, nel quarantennio intercorso, un incremento, nel tempo, dei prelievi di acque superficiali per uso civile (particolarmente significativi sono i volumi connessi a Ridracoli e al Centro acque Setta - BO) e un decremento di quelli per uso industriale (legati in significativa parte ai poli chimici di Ferrara e Ravenna); per gli usi irrigui agricoli emergono perplessità con riferimento ai valori 1990, mentre si ritiene attendibile una tendenza all’incremento, connessa a un progressivo sviluppo dell’infrastrutturazione consortile irrigua approvvigionata da Po, in particolare nella romagna. Dal 2010, le tendenze all’incremento risultano attenuate nel civile, per una riduzione delle dotazioni all’utenza (risparmio), e nell’irriguo, per una gestione più oculata dei volumi prelevati.