Le condizioni geologiche locali possono modificare il moto sismico in superficie (vedi scheda “Pericolosità sismica locale”).
Sulla base della cartografia geologica disponibile e delle conoscenze acquisite grazie a studi di microzonazione sismica e analisi della risposta sismica locale, si può tentare una macrozonazione del territorio regionale in termini di valori di amplificazione medi attesi e valutare come ciò possa modificare la mappa di pericolosità sismica regionale.
Dalla cartografia geologica disponibile è possibile realizzare una sintesi a scala regionale delle macrozone suscettibili di effetti locali; per questa macrozonazione il riferimento è costituito dalle indicazioni sulle condizioni geologiche che possono determinare effetti locali e dagli ambienti geologici in prospettiva sismica descritti negli Allegati A1 e A2 alla DGR 2193/2015 (figura 1).
Ad ognuna di queste macrozone, grazie ai numerosi studi di microzonazione sismica e analisi della risposta sismica locale disponibili, è possibile associare un fattore di amplificazione medio FPGA[1], per un periodo di ritorno di 475 anni (figura 2).
La zona dove è attesa la massima amplificazione è la fascia collinare del margine appenninico-padano (Margine A) dove FPGA medio risulta circa pari a 2. In Appennino nelle aree di affioramento del substrato geologico più rigido non è attesa amplificazione (fattori di amplificazione uguali a 1) ma le zone d’interesse urbanistico ricadenti in questo contesto geologico sono pochissime, percentualmente nulle. I centri abitati infatti si concentrano nelle aree meno acclivi e più facilmente accessibili, ovvero nelle zone di accumuli detritici di versante e di fondovalle (depositi alluvionali intravallivi), dove FPGA medio è indicativamente pari almeno a 1,6, non di rado maggiore di 1,7. Nelle zone di affioramento del substrato geologico non rigido FPGA medio risulta indicativamente pari a 1,4÷1,5.
In pianura il valore di FPGA medio risulta quasi ovunque (Margine B, Pianura 1 e Pianura 2) pari o poco superiore a 1,6; solo lungo la costa e nelle aree di sinclinale, dove lo spessore dei sedimenti poco consolidati è solitamente maggiore di 200 m (Pianura 3), il valore di FPGA medio risulta quasi ovunque inferiore a 1,3.
Queste valutazioni non tengono conto della potenziale amplificazione per effetti topografici; in Emilia-Romagna le morfologie potenzialmente capaci di determinare amplificazioni importanti (ST≥1,2) sono poco diffuse e raramente interessano centri abitati.
Ad ogni zona del territorio regionale è quindi possibile associare un valore indicativo della pericolosità sismica di base e dell’amplificazione litostratigrafica . E’ possibile moltiplicare i valori di PGA rappresentati in queste mappe per i fattori di amplificazione FPGA rappresentati nella figura 2. Si ottiene così una macrozonazione sismica regionale in termini di PGA (valore massimo di accelerazione al suolo) attesa al sito per un periodo di ritorno di 475 anni.
In figura 13 è mostrato il risultato della moltiplicazione dei valori di PGA attesi per un periodo di ritorno di 475 anni, calcolati sulla base di un modello 3D delle strutture sismogenetiche, per i fattori di amplificazione locale (figura 2). Tale mappa rappresenta una macrozonazione di sintesi, a scala regionale, della pericolosità sismica locale in termini di PGA attesa al sito.
Le zone a minore pericolosità sismica locale (PGA al sito < 0,15g) sono localizzate nella porzione occidentale della regione, in particolare nel settore appenninico e nella pianura piacentina a ovest del fiume Taro, e nell’area del delta del Po.
Le zone a maggiore pericolosità sismica (PGA al sito ≥ 0,3 g) risultano distribuite lungo un’ampia fascia, che si estende dalle colline all’alta pianura, lungo tutto il margine appenninico-padano tra Parma e il confine con le Marche, nell’alto Appennino emiliano tra le valli del Taro e del Reno e nell’Appennino romagnolo, in particolare nei fondovalle, e nella pianura emiliana settentrionale, tra Concordia sulla Secchia (MO) e Argenta (FE), settore corrispondente alla zone di maggiore sollevamento della dorsale sepolta delle Pieghe Ferraresi.
Negli altri settori della regione la pericolosità sismica è media (0,15 g ≤ PGA al sito < 0,3 g), con i valori più alti (PGA al sito > 0,25g) nelle zone appenniniche di fondovalle e sulle grandi frane e nelle zone di pianura sovrastanti gli archi occidentale e orientale della dorsale sepolta delle Pieghe Ferraresi.
[1] FPGA=PGA/PGA0, dove PGA0 è l’accelerazione massima orizzontale a periodo T=0 al suolo di riferimento e PGA è l’accelerazione massima orizzontale a periodo T=0 alla superficie del sito
NOME DELL'INDICATORE
Pericolosità sismica al sitoDPSIR
DUNITÀ DI MISURA
FPTAFONTE
COPERTURA SPAZIALE DATI
RegioneCOPERTURA TEMPORALE DATI
2017LIVELLO DI DETTAGLIO GEOGRAFICO
AGGIORNAMENTO DATI
RIFERIMENTI NORMATIVI
AREE TEMATICHE INTERESSATE
La pericolosità sismica al sito è il prodotto della pericolosità sismica di base (sismicità) e di quella locale; quest’ultima è data dalle condizioni geologiche che possono modificare il moto sismico, inducendo in superficie effetti di amplificazione e instabilità.
Disporre di un quadro il più possibile realistico e affidabile della pericolosità sismica al fine di operare scelte il più possibile consapevoli per la mitigazione del rischio sismico.