I valori di Azoto totale (figura 1) sono fortemente correlati al contenuto di carbonio organico; di conseguenza, la distribuzione dell’elemento nel territorio regionale rispecchia molto quella del contenuto di carbonio organico. A livello regionale i valori di N più frequenti ricadono nella classe media (1-2 g/kg). La pianura della Emilia-Romagna è caratterizzata da un contenuto medio di N totale, considerando i primi 30 cm di suolo, di circa 1,57 g/kg ±0,825 (deviazione standard). In Appennino, sempre nello stesso intervallo di riferimento 0-30 cm, il contenuto medio N totale è di circa 1,62 g/kg ±0,486. Considerando tutta l’area del territorio regionale, si osserva un contenuto medio di circa ai 1,6 g/kg ±0,66.
Il valore medio di Potassio scambiabile (figura 2) in Appennino è più basso che in pianura, ma in entrambi i casi sussiste una forte variabilità, testimoniata dagli alti valori di deviazione standard. Il valore medio regionale si attesta su circa 204 ± 73,2 mg/kg. Come evidenziato dalla figura 3, la dotazione di K scambiabile risulta elevata nella gran parte del territorio regionale, particolarmente nelle aree di pianura e media collina. Valori inferiori si riscontrano nell’alto Appennino, nella fascia delle conoidi pedecollinari e nelle aree a tessitura più grossolana del delta esterno del Po. Il fattore più incidente è risultato essere il contenuto di argilla, per cui non è casuale che i suoli più grossolani (costa, Alto Appennino, suoli arenacei del Medio Appennino) o più limosi (Margine Appenninico, Appennino romagnolo della marnosa arenacea), che sono entrambi con bassi valori di argilla, siano i più carenti di potassio.
Per quanto riguarda il Fosforo assimilabile secondo il metodo Olsen, la distribuzione è peculiare (figura 4). I valori risultano nettamente differenti fra la pianura e l’Appennino, tale da rendere il valore medio a livello regionale (12,28 mg/kg) poco significativo. I valori medi, infatti, nei due ambienti si assestano su valori molto diversi fra di loro: 17,7 ± 4,8 mg/kg in pianura, mentre in Appennino il valore si abbassa a 6,7 ± 2,6 mg/kg. Non essendo i suoli regionali naturalmente ricchi di fosforo, questo si è accumulato nel tempo grazie alle fertilizzazioni, in quantità molto superiori in pianura dovuto all'uso prevalentemente agricolo. È noto che il contenuto totale di P (sia organico che inorganico) nel suolo sia molto superiore a quello assimilabile. La disponibilità dl P per le piante dipende da molti fattori, fra cui il pH, il contenuto di sostanza organica, la presenza di ossidi di Fe e Al.
NOME DELL'INDICATORE
Macroelementi della fertilità (N, P, K) nei suoliDPSIR
SUNITÀ DI MISURA
Grammi/chilogrammo, Milligrammi/chilogrammoFONTE
Regione Emilia-RomagnaCOPERTURA SPAZIALE DATI
RegioneCOPERTURA TEMPORALE DATI
2023LIVELLO DI DETTAGLIO GEOGRAFICO
AGGIORNAMENTO DATI
RIFERIMENTI NORMATIVI
AREE TEMATICHE INTERESSATE
La fertilità del suolo è una valutazione complessa, determinata da fattori naturali e antropici, tra cui gli interventi agronomici. I fattori della fertilità possono avere natura fisica, biologica e chimica; in particolare, la fertilità chimica è il risultato della disponibilità e dell’assimilabilità degli elementi minerali che le piante assorbono dal terreno.
Per l’agricoltura, infatti, il suolo è un fattore produttivo primario di cui è necessario conoscere le caratteristiche chimico-fisiche e il contenuto di macroelementi.
L’azoto (N) è un elemento fondamentale per tutti gli organismi viventi e per la crescita delle piante in quanto costituente primario delle proteine e quindi di tutte le cellule. Inoltre, ha un ruolo chiave nel controllare la produzione primaria della biosfera, essendo l’elemento chimico più abbondante contenuto nei vegetali dopo carbonio ossigeno e idrogeno. L’azoto, infatti, è un costituente essenziale dei tessuti delle piante, ivi compresi i semi e i frutti.
Il potassio (K) è un elemento che partecipa a diversi processi biochimici delle piante, come la regolazione del bilancio idrico e lo sviluppo dei tessuti delle piante soprattutto nelle fasi giovanili. I fabbisogni di K delle piante eguagliano spesso quelli dell’azoto e superano quelli di fosforo (Sequi, 1989), ma a differenza di questi elementi, il potassio, pur abbondante nei minerali costitutivi delle rocce da cui si sviluppano i suoli, si presenta nella quasi totalità in forma non assimilabile.
Il fosforo (P), insieme ad azoto e potassio, è uno dei macronutrienti essenziali per le piante. È indispensabile per molti processi biologici, tra cui la germinazione dei semi, la fotosintesi, la formazione di cellule, enzimi e proteine, e tutti i processi metabolici della pianta. La presenza naturale di fosforo nei suoli è il risultato della degradazione di rocce poco diffuse in natura, quali apatiti e fosforiti, per cui la maggior parte dei terreni agricoli ha raramente buone disponibilità di fosfati e le dotazioni che se ne riscontrano dipendono dalle concimazioni pregresse.
La conoscenza dei valori di concentrazione dei macroelementi (N, K, P) nei suoli della regione Emilia-Romagna (strato 0-30 cm) rappresentano informazioni utili per la valutazione della fertilità dei suoli regionali, fornendo sia un’analisi puntuale del contenuto dei tre principali nutrienti presenti nel suolo, sia la valutazione di diverse problematiche ambientali legate soprattutto al ciclo dell’azoto e del fosforo.
Usufruendo di tali informazioni è possibile predisporre un piano di fertilizzazione adeguato alle necessità delle piante, evitando fenomeni di lisciviazione di nutrienti che causano uno spreco di risorse e spesso un danno ambientale