Emilia-Romagna
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Livello delle acque sotterranee
Commento


Il livello delle acque sotterranee dei corpi idrici freatici di pianura dipende in gran parte dalle precipitazioni (ricarica diretta), dal rapporto idrogeologico con i corsi d’acqua superficiali e canali (che possono essere alimentanti in alcuni periodi dell’anno e drenanti in altri, in funzione delle quote relative tra alveo e corpo idrico sotterraneo) e, infine, dal regime dei prelievi che in questi corpi idrici sono prevalentemente domestici e quindi non sono rilevanti. 
La distribuzione media annua di soggiacenza nei corpi idrici sotterranei più superficiali (freatico di pianura fluviale) evidenzia che il 14,9% delle stazioni di monitoraggio misurate nel 2024 ha un valore inferiore ai 4 metri (figura 1), il 57,4% presenta livelli tra i 2 e i 4 metri di profondità, mentre il 29,7% risulta attestarsi tra 0 e 2 metri di profondità, rispetto all’86,6% delle stazioni del freatico costiero, il cui livello è in stretta relazione con il livello del mare.
La distribuzione areale della piezometria negli acquiferi liberi e confinati superiori e inferiori di pianura (figure 2 e 3) evidenzia il caratteristico andamento del livello delle acque sotterranee, con valori elevati nelle zone di margine appenninico - nel parmense si riscontrano i valori più alti - che si attenuano poi passando dalle conoidi libere, che rappresentano la zona di ricarica diretta delle acque sotterranee profonde, alle zone di pianura alluvionale, fino ad arrivare a quote negative nella zona costiera. Questo andamento generale, con gradienti piezometrici differenti, più elevati nelle zone delle conoidi emiliane rispetto a quelle romagnole, è interrotto dalla conoide Reno-Lavino, che presenta, in prossimità del margine appenninico, valori di piezometria negativi (al di sotto del livello medio del mare), anche nella porzione libera di conoide. Questa depressione piezometrica si amplia arealmente con la profondità, ovvero negli acquiferi liberi e confinati inferiori. Ciò costituisce l’impatto, ancora oggi molto evidente, prodotto dai consistenti prelievi effettuati negli anni ’50-’60 del secolo scorso nella conoide medesima, rappresentato da uno spessore di acquifero insaturo rilevante sottostante l’alveo del fiume Reno. Bassi valori di piezometria si attestano anche nel ravennate, mostrando comunque una distribuzione areale ed una profondità di livelli piezometrici negativi meno estese rispetto a quanto registrato nel 2023 per la stessa area.
L’andamento areale della soggiacenza (figure 4 e 5) evidenzia situazioni molto meno accentuate rispetto a quella del Reno anche in altre conoidi alluvionali, come ad esempio nel Trebbia, Nure, Taro, Secchia, Panaro, Sillaro e in alcune conoidi romagnole, frutto dei prelievi per i diversi usi della risorsa. In confronto al 2023 si assiste in generale ad un miglioramento dei livelli di soggiacenza, sebbene lungo i corpi idrici di conoide libera e confinata superiore di Trebbia, Secchia, Reno e Santerno sussistano degli approfondimenti che si protraggono nei corpi idrici confinati inferiori. 
L’evoluzione temporale dei livelli di falda nei corpi idrici sotterranei più superficiali e freatici di pianura (figura 6) evidenzia che il 2024 è in miglioramento rispetto al 2023, sia come media annua, sia nelle stagioni primaverili e autunnali. Infatti, il livello medio annuo di queste falde freatiche superficiali risulta di 0,34 m più alto rispetto alla media dell’intero periodo 2010-2023, grazie alle cospicue precipitazioni invernali e primaverili che favoriscono la ricarica diretta degli acquiferi. Si evidenzia un aumento del livello pari a 0,30 m rispetto al 2023 anche nel freatico di pianura costiero, il cui livello è in stretta relazione con il livello del mare (figura 7).
La misura dei livelli nei grandi acquiferi pedecollinari freatici di conoide alluvionale, presenta nel 2024 un notevole miglioramento rispetto all’anno precedente, registrando per il dato autunnale livelli medi più alti di 3,07 m rispetto alla media del periodo 2010-2023 (figura 8). Le falde confinate dei corpi idrici di conoide risentono di quanto evidenziato nelle porzioni libere di conoide, sede della ricarica, mostrando nella porzione superiore un andamento analogo di crescita dei livelli di falda pari a 0.48 m in più rispetto alla media annuale del 2023, mentre negli acquiferi più profondi si assiste ad un superamento dei livelli medi primaverili rispetto a quelli medi annui e autunnali, indice di una forte ricarica avvenuta dalle porzioni più superficiali dell’acquifero a seguito delle precipitazioni verificatesi durante la prima metà del 2024 (figure 9 e 10).
Nonostante i corpi idrici confinati superiori delle pianure alluvionali risentano molto meno delle dinamiche di ricarica rispetto ai corpi idrici freatici di pianura e a quelli di conoide già analizzati, a causa dei prelievi idrici a prevalente uso irriguo, nel 2024 il livello medio delle falde confinate superiori in autunno risulta più elevato di 0,81 m rispetto all’autunno dell’anno precedente e la media annua risulta superiore di 0,88 m rispetto alla media del periodo 2010-2023 (figura 11). La situazione dei livelli di falda nel 2024 è migliore anche nei corpi idrici sotterranei confinati inferiori di pianura, con valori medi primaverili in aumento di 1,35 m rispetto alla media dell’anno precedente e valori medi annuali e autunnali che tendono a raggiungere i massimi livelli di ricarica osservati nel 2018, a testimoniare anche in questo caso un notevole apporto idrico proveniente dagli acquiferi più superficiali (figura 12).