Emilia-Romagna
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Livello delle acque sotterranee
Commento


Il livello delle acque sotterranee dei corpi idrici freatici di pianura dipende in gran parte dalle precipitazioni (ricarica diretta), dal rapporto idrogeologico con i corsi d’acqua superficiali e canali (che possono essere alimentanti in alcuni periodi dell’anno e drenanti in altri, in funzione delle quote relative tra alveo e corpo idrico sotterraneo) e, infine, dal regime dei prelievi che in questi corpi idrici sono prevalentemente domestici e quindi non sono rilevanti.
La distribuzione media annua di soggiacenza nei corpi idrici sotterranei più superficiali (freatico di pianura fluviale) evidenzia che solo il 19,5% delle stazioni di monitoraggio misurate nel 2023 ha un valore inferiore ai 4 metri, il 65,3% presenta livelli tra i 2 e i 4 metri di profondità, mentre il 15,2% risulta attestarsi tra 0 e 2 metri di profondità, rispetto al 93% delle stazioni del freatico costiero, il cui livello è in stretta relazione con il livello del mare.
La distribuzione areale della piezometria negli acquiferi liberi e confinati superiori e inferiori di pianura, evidenzia il caratteristico andamento del livello delle acque sotterranee, con valori elevati nelle zone di margine appenninico - nel parmense si riscontrano i valori più alti - che si attenuano poi passando dalle conoidi libere, che rappresentano la zona di ricarica diretta delle acque sotterranee profonde, alle zone di pianura alluvionale, fino ad arrivare a quote negative nella zona costiera. Questo andamento generale, con gradienti piezometrici differenti, più elevati nelle zone delle conoidi emiliane rispetto a quelle romagnole, è interrotto dalla conoide Reno-Lavino, che presenta, in prossimità del margine appenninico, valori di piezometria negativi (al di sotto del livello medio del mare), anche nella porzione libera di conoide. Questa depressione piezometrica si amplia arealmente con la profondità, ovvero negli acquiferi liberi e confinati inferiori. Ciò costituisce l’impatto, ancora oggi molto evidente, prodotto dai consistenti prelievi effettuati negli anni ’50-’60 del secolo scorso nella conoide medesima, rappresentato da uno spessore di acquifero insaturo rilevante sottostante l’alveo del fiume Reno. Bassi valori di piezometria, in media circa 3,5 m sotto il livello del mare si attestano anche nel ravennate, mostrando comunque una distribuzione areale ed una profondità di livelli piezometrici negativi meno estese rispetto a quanto registrato nel 2022 per la stessa area.
L’andamento areale della soggiacenza evidenzia situazioni molto meno accentuate rispetto a quella del Reno anche in altre conoidi alluvionali, come ad esempio nel Trebbia, Nure, Taro, Secchia, Panaro, Sillaro e in alcune conoidi romagnole, frutto dei prelievi per i diversi usi della risorsa. In confronto al 2022 si assiste in generale ad un miglioramento dei livelli di soggiacenza, sebbene nei corpi idrici di conoide libera e confinata superiore di Trebbia, Secchia, Reno e Santerno sussistano degli approfondimenti del livello che si protraggono più in profondità nei corpi idrici confinati inferiori.
L’evoluzione temporale dei livelli di falda nei corpi idrici sotterranei più superficiali e freatici di pianura evidenzia che il 2023 è in leggero miglioramento rispetto al 2022, sia come media annua, sia nelle stagioni primaverili e autunnali. Sebbene il livello medio annuo di queste falde freatiche superficiali risulti di 0,51 m più profondo rispetto alla media dell’intero periodo 2010-2023, non si assiste ad una situazione critica, considerando che il massimo abbassamento è stato registrato nel 2012, ma si rileva il permanere di una minore disponibilità idrica che si protrae a partire dal 2017 a causa delle ridotte precipitazioni invernali e primaverili che riducono drasticamente la ricarica diretta degli acquiferi. Non si evidenziano invece variazioni significative di livello nel freatico di pianura costiero il cui livello è in stretta relazione con il livello del mare.
La misura dei livelli nei grandi acquiferi pedecollinari freatici di conoide alluvionale, presenta nel 2023 un miglioramento rispetto all’anno precedente, registrando per il dato primaverile livelli medi più alti di 0,22m rispetto alla media del periodo 2010-2023.  Le falde confinate dei corpi idrici di conoide risentono di quanto evidenziato nelle porzioni libere di conoide, sede della ricarica, mostrando nella porzione superiore un andamento analogo di crescita dei livelli di falda pari a 2.19m in più rispetto alla media annuale del 2022, mentre negli acquiferi più profondi si assiste ad un superamento dei livelli medi autunnali rispetto a quelli medi annui e primaverili, indice di una forte ricarica avvenuta dalle porzioni più superficiali dell’acquifero a seguito degli eventi alluvionali che hanno interessato tutto il territorio romagnolo nel maggio 2023.
I corpi idrici confinati superiori delle pianure alluvionali risentono molto meno delle dinamiche di ricarica rispetto ai corpi idrici freatici di pianura e a quelli di conoide già analizzati, benché vi insistano prelievi idrici a prevalente uso irriguo. Nel 2023 il livello medio delle falde confinate superiori in autunno risulta confrontabile con la media del periodo 2010-2023 e superiore ad essa per la media annuale e primaverile. Il confronto rispetto all’anno precedente evidenzia che in questi corpi idrici il livello 2023 è meno profondo e significativamente distante dai livelli raggiunti nel 2022.
Nei corpi idrici sotterranei confinati inferiori di pianura la situazione dell’anno 2023 è invece simile al 2022, con valori medi primaverili in peggioramento e valori medi autunnali in miglioramento, a testimoniare anche in questo caso una notevole ricarica estiva proveniente dagli acquiferi più superficiali.