Nel suolo, dal punto di vista chimico, oltre ai macroelementi fondamentali per la crescita dei vegetali, sono presenti altri elementi in concentrazioni trascurabili (elementi in traccia); alcuni di loro, con peso atomico superiore a 55, sono chiamati “metalli pesanti”. La loro presenza in termini di apporti naturali può derivare dalla disgregazione del materiale originario del suolo (rocce) sommata ai processi pedogenetici, mentre gli apporti antropici sono principalmente legati all’uso di:
• fertilizzanti chimici,
• distribuzione di fitofarmaci,
• acque di irrigazione,
• distribuzione dei reflui organici (zootecnici, fanghi di depurazione, compost e ammendanti),
• residui della combustione del carbone e dei prodotti petroliferi,
• o derivanti dal fall out atmosferico dovuto a vari fonti (emissioni auto, emissioni industriali).
L'accumulo in quantità significative nei suoli, anche per quelli non identificati come cangerogeni, è potenzialmente tossico sia per le piante, sia per l’uomo e gli altri utilizzatori primari e secondari. La potenziale pericolosità dei metalli nei suoli deriva principalmente dalla loro capacità di venire adsorbiti dalle radici delle piante ed entrare quindi nella catena alimentare; tale caratteristica varia al variare delle condizioni chimiche del suolo. Non è da trascurare poi la trasmissione dei metalli maggiormente mobili dai suoli alle acque delle falde superficiali.
Per tali ragioni, associate alla lunga persistenza che reitera la loro azione nel tempo, i metalli rappresentano una delle principali fonti di contaminazione sia diffusa, che localizzata, alla quale si deve far fronte nelle azioni di protezione del suolo.