Le fonti principali di azoto sono individuate nei comparti agricolo e zootecnico e, rispetto a quanto evidenziato per il fosforo, gli apporti più rilevanti derivano appunto da sorgenti diffuse, provenienti dai suoli coltivati.
I nutrienti azotati, analogamente ai fosfati, a seguito del dilavamento dei terreni determinato dalle precipitazioni atmosferiche, arrivano alle acque di transizione dai fiumi e porti canali. Anche le zone industrializzate e i centri abitati, sia prossimi al corpo idrico, sia afferenti alla rete idrica superficiale, possono rivestire notevole importanza come sorgenti di azoto in forma sia minerale, quali azoto nitrico (N-NO3), nitroso (N-NO2), ammoniacale (N-NH3), sia organica.
Le componenti azotate presentano una elevata variabilità stagionale, con le concentrazioni minori registrate nel periodo estivo in coincidenza con i minimi di portata dei fiumi; di conseguenza, l’andamento di questi parametri è in genere ben correlato con la salinità. L’azoto ammoniacale presenta anch’esso analogo andamento, ma risente, in alcuni casi in maniera evidente, anche di apporti provenienti dagli insediamenti caratterizzati da elevata densità di popolazione. Un ulteriore incremento dell’azoto ammoniacale si registra negli strati profondi nei periodi estivo-autunnali, in concomitanza di fenomeni ipossici/anossici dovuti ai processi di degradazione della sostanza organica (in questo caso le concentrazioni maggiori sono ben correlate a bassi valori di ossigeno disciolto) di prevalente origine fitoplanctonica e macroalgale.
Il DM 260/10 include il DIN (N-NO3 + N-NO2 + N-NH3) tra gli elementi di qualità fisico-chimici rilevati nella colonna d’acqua e stabilisce un limite di 420 µg/l per corpi idrici a salinità <30 psu e 253 µg/l per corpi idrici a salinità >30 psu.
Inoltre è da tenere in considerazione che i corpi idrici presenti sul territorio ferrarese ricadono in aree classificate come vulnerabili per i nitrati.