Per i diversi tipi di sostanze considerate (tabella 1), gli apporti del fiume Po risultano superiori di oltre un ordine di grandezza rispetto a quelli complessivamente provenienti dagli altri affluenti regionali che sfociano direttamente in Adriatico. Circa il 10% del carico del fiume Po arriva a mare tramite il ramo più a sud del Delta, il Po di Goro, che segna il confine tra Emilia-Romagna e Veneto.
Tra gli affluenti diretti, per le diverse sostanze considerate, i tre corsi d’acqua che apportano i maggiori carichi sono quelli situati più a nord, cioè il Po di Volano, il C.le Burana-Navigabile e il fiume Reno.
Rispetto al totale regionale immesso in Po o in Adriatico, gli affluenti diretti dell’Adriatico, che drenano il 51% della superficie regionale, risultano apportare quantitativi del 44% per l'azoto, del 38% per il fosforo e del 48% per il totale dei sei metalli As, Cd, Cr, Hg, Ni e Pb (Tab. 1/A e 1/B del DLgs 172/2015); una limitatissima presenza di mercurio (Hg) è riscontrabile esclusivamente per questo “versante”.
Nichel e arsenico sono ritrovati con concentrazioni superiori al limite di quantificazione (L.d.Q.), in un certo numero di campioni, per la totalità delle aste fluviali; il piombo e il cromo evidenziano riscontri positivi rispettivamente nel 61% e nel 50% delle chiusure di asta; i ritrovamenti di cadmio e mercurio alle chiusure sono invece sporadici (rispettivamente 28% e 11%).
A fronte di una stima regionale di sversato in Po e Adriatico, dei sei metalli, di circa 23.000 kg/anno, gli apporti singoli sono rappresentati per il 71% da nichel, il 18% da arsenico, l’11% da cromo e l’1% da piombo; cadmio e mercurio registrano un apporto molto limitato.
Rispetto alle valutazioni condotte sul periodo 2010-2013 per gli apporti complessivi in Adriatico dall'asta Po, l’azoto e il fosforo appaiono in calo (rispettivamente -10% e -23%); anche relativamente alle immissioni degli affluenti in Po e Adriatico dalla regione Emilia-Romagna, l'azoto è valutato in consistente calo (-42%, con dato omogeneo tra affluenti del Po e immissari diretti in Adriatico), il fosforo indica anch'esso una significativa riduzione complessiva (-22%, ma a fronte di una rilevante riduzione per la parte emiliana degli affluente in Po, si registra un calo molto più contenuto sugli immissari diretti ferraresi e romagnoli in Adriatico). In effetti per il comparto depurativo, gli interventi condotti nell’ultima decina di anni relativamente ai nutrienti, hanno riguardato prevalentemente la denitrificazione.
Si indica che relativamente ai deflussi del triennio 2019-2021, mentre il 2019 è stato leggermente umido, il 2020 e il 2021 sono risultati abbastanza siccitosi; nel complesso i 3 anni sono risultati mediamente siccitosi, rispetto al 2010-2013, del 10-15% per l'areale emiliano drenante in Po e del 20-25% per l'areale bolognese-ferrarese-romagnolo che immette direttamente in Adriatico; a questi dati è in parte da associare la riduzione riscontrata per azoto e fosforo, in relazione alla componente agricola (minori deflussi => minori allontanamenti dai suoli).
Per quattro dei sei metalli considerati (Cd, Cr, Ni, Pb), dal 2014 i laboratori Arpae hanno abbassato i limiti di quantificazione portando a un miglioramento della performance analitica (per il Pb ulteriore abbassamento nel 2017); si registra conseguentemente un maggiore numero di presenze e le elaborazioni condotte possono ritenersi più attendibili. In alcuni casi da ciò sembra derivare un aumento del carico, in particolare per cromo e piombo; stante le variazioni di L.d.Q. e gli sporadici ritrovamenti, al momento non si ritiene che i confronti delle stime dei carichi di metalli rispetto al 2010-2013 possano essere rappresentativi di reali tendenze eventualmente in corso. Per Arsenico e Nichel, che sono quelli con i maggiori ritrovamenti, in termini di apporti regionali si osserverebbe un calo dell’8-12% rispetto al dato medio 2010-2013, a fronte però di una riduzione dei deflussi idrici medi.