Emilia-Romagna
Acque sotterranee
Sintesi


Lo stato dei corpi idrici sotterranei viene definito buono solo quando lo stato quantitativo e lo stato chimico sono in stato buono. Lo stato quantitativo dipende dalle tendenze nel tempo dei livelli delle falde e dal bilancio tra ricarica e prelievi, mentre lo stato chimico è determinato dalla presenza di inquinanti di origine antropica.

Valutazione dei livelli delle falde
Il livello delle falde rappresenta la sommatoria degli effetti antropici e naturali sul sistema idrico sotterraneo in termini di prelievi di acque e ricarica naturale e/o artificiale delle falde medesime. La distribuzione areale dei livelli di falda rispetto al livello medio del mare (piezometria) evidenzia il caratteristico andamento con valori elevati nelle zone di margine appenninico, che si attenuano passando dalle conoidi libere (acquifero freatico), che rappresentano le zone di ricarica diretta delle acque sotterranee profonde, alle zone di pianura alluvionale, fino ad arrivare a quote negative nella zona costiera. Questo andamento generale, con gradienti piezometrici differenti, più elevati nelle zone delle conoidi emiliane rispetto a quelle romagnole, è interrotto dalla conoide Reno-Lavino, che è caratterizzata, storicamente, in prossimità del margine appenninico, da valori negativi di piezometria (al di sotto del livello del mare), formando una depressione piezometrica che si amplia arealmente con la profondità, fino a coinvolgere gli acquiferi confinati inferiori. Nella conoide Reno-Lavino si è registrato, nel periodo 2014-2016, un consistente miglioramento dei livelli di falda, determinato in gran parte dalla maggiore ricarica degli acquiferi per effetto del clima. La distribuzione della soggiacenza (profondità della falda dal piano campagna) evidenzia, a scala regionale, situazioni molto meno accentuate rispetto a quella del Reno anche in altre conoidi, frutto dei prelievi per i diversi usi della risorsa. La consistente ricarica degli acquiferi nel periodo 2014-2016 ha permesso di attenuare gli effetti della siccità del 2017 nei corpi idrici sotterranei confinati, mentre nel periodo 2021-2022, si è assistito ad un forte abbassamento del livello delle falde, tale da superare i minimi del 2017 e raggiungere i livelli registrati nel 2012, anni in cui è stato registrato il massimo abbassamento delle falde a scala regionale. Gli eventi alluvionali del maggio 2023 hanno determinato una ricarica generalizzata degli acquiferi, in particolare nei corpi idrici confinati di conoide alluvionale, anche se a scala regionale non sono stati raggiunti i livelli del periodo 2014-2016 di massima ricarica degli ultimi 20 anni.

Stato quantitativo dei corpi idrici sotterranei (2014-2019)
Il monitoraggio quantitativo dei 135 corpi idrici sotterranei dell’Emilia-Romagna effettuato nel periodo 2014-2019, evidenzia che 118 corpi idrici sono in stato quantitativo buono, pari al 87,4%, e comprendono tutti i corpi idrici montani, i freatici di pianura, le pianure alluvionali e la gran parte delle conoidi alluvionali appenniniche e dei depositi di fondovalle. I restanti 17 corpi idrici, pari al 12,6% del totale, sono in stato quantitativo scarso, e sono rappresentati da alcuni corpi idrici di conoide alluvionale appenninica e depositi di fondovalle.
La superficie totale dei 135 corpi idrici è pari a 35.890 km2, ottenuta facendo la somma della superficie dei corpi idrici che in pianura sono sovrapposti alle diverse profondità. In termini di superficie di corpi idrici, la classe buono è rappresentata dal 95,8% della superficie totale e la classe scarso dal restante 4,2%, evidenziando una differenza significativa con la valutazione in termini di numero di corpi idrici, per effetto della diversa estensione che caratterizza i corpi idrici sotterranei.
Considerando il numero dei corpi idrici, lo stato quantitativo evidenzia un miglioramento dello stato “buono”, dal 2010-2013 al 2014-2019, pari a 8,1%, passando rispettivamente dal 79,3% al 87,4%.
Lo stato quantitativo dei corpi idrici freatici di pianura permane nella classe di buono per la pressoché assenza di pozzi ad uso industriale, irriguo e civile, e per il rapporto idrogeologico con i corpi idrici superficiali, sia naturali, sia artificiali, che ne regolano il livello per gran parte dell’anno. Per il freatico costiero non sono stati al momento identificati effetti di ingressione del cuneo salino per effetto degli emungimenti, e le attuali fluttuazioni del cuneo salino sono dovute a condizioni naturali, anche estreme, determinate dal clima.
Lo stato quantitativo dei corpi idrici montani risulta in classe “buono” mentre si osserva nell’ultimo periodo lo scadimento dello stato quantitativo in 2 corpi idrici di fondovalle (Trebbia-Nure-Arda e Taro-Enza-Tresinaro).
In stato quantitativo “scarso” sono inoltre alcuni corpi idrici di conoide alluvionale appenninica (confinati superiori) della porzione occidentale della Regione, da Piacenza a Reggio Emilia nelle zone dove si concentrano prelievi irrigui, acquedottistici e industriali. Le conoidi nella porzione orientale della Regione presentano invece un notevole miglioramento dello stato quantitativo rispetto al periodo 2010-2013. Anche lo stato quantitativo dei corpi idrici profondi di pianura (confinati inferiori) risulta, in generale, migliorato nell’ultimo sessennio in modo pressoché generalizzato, anche se meno nella porzione occidentale della Regione (Parma e Piacenza), e ciò è dovuto in parte alla riduzione dei prelievi, ma prevalentemente alle positive condizioni climatiche, che fino al 2016 hanno determinato una maggiore ricarica degli acquiferi. La conoide confinata inferiore Reno-Lavino, che risultava nel precedente periodo di osservazione (2010-2013) in stato scarso per la presenza di una storica depressione piezometrica, nel triennio 2014-2016 è risultata in forte miglioramento, presentando per le diverse porzioni di conoide lo stato quantitativo buono che permane fino al 2019, anche se i livelli dell’ultimo triennio sembra abbiano arrestato la tendenza all’aumento.

Valutazione dei principali inquinanti nelle falde
Lo stato chimico dei corpi idrici sotterranei, espresso nelle classi “buono” e “scarso”, dipende dalla presenza e dall’origine delle sostanze ritrovate nelle acque sotterranee a seguito delle attività di monitoraggio ambientale. La presenza negli acquiferi di sostanze la cui origine è riconducibile a meccanismi idrochimici naturali di interazione acqua-sedimento-roccia, come ad esempio la presenza di ione ammonio, cloruri, boro, ferro, manganese, arsenico, non costituisce uno scadimento dello stato chimico delle acque sotterranee, e per ciascuna sostanza devono essere identificate le concentrazioni o valori di fondo naturale, come è stato fatto per diversi corpi idrici dell’Emilia-Romagna. Al contrario, lo stato chimico è scarso se le sostanze presenti nelle acque sotterranee sono di sicura origine antropica, come, ad esempio, la presenza di nitrati in concentrazioni elevate (oltre i 50 mg/l) nei corpi idrici sotterranei pedeappenninici – conoidi alluvionali – dove avviene la ricarica delle acque sotterranee profonde. Il fenomeno è prevalentemente correlabile all’uso di fertilizzanti azotati e allo spandimento di reflui zootecnici, oltre che a potenziali perdite fognarie e a scarichi urbani e industriali puntuali. Ciò è evidente anche nei corpi idrici freatici di pianura, caratterizzati da elevata vulnerabilità, essendo acquiferi collocati nei primi 10-15 metri di profondità della pianura ed essendo in relazione diretta con i corsi d’acqua e i canali superficiali, oltre che con il mare nella zona costiera. Nelle sorgenti, rappresentative di corpi idrici montani, le concentrazioni di nitrati sono in generale abbondantemente inferiori ai limiti normativi e non costituiscono una criticità ambientale.
Altre sostanze contaminanti di origine antropica sono i fitofarmaci e le sostanze clorurate. Nelle aree di conoide e di pianura alluvionale appenninica e padana i fitofarmaci sono quasi sempre al di sotto dei limiti di quantificazione delle metodiche analitiche, mentre dove sono quantificati risultano, nella quasi totalità dei casi, in concentrazioni abbondantemente al di sotto dei limiti normativi, essendo aree caratterizzate da minore vulnerabilità all’inquinamento di queste sostanze, come peraltro già evidenziato nei monitoraggi ambientali degli anni precedenti. Le stazioni, invece, con sommatoria di fitofarmaci e concentrazioni di singole sostanze attive oltre i limiti di legge sono ubicate prevalentemente negli acquiferi freatici di pianura, e a partire dall'anno 2021 si evidenzia un incremento del numero di superamenti del limite normativo dovuto all’inserimento nei protocolli analitici delle sostanze Glifosate e suo metabolita AMPA.
La valutazione circa la presenza di sostanze clorurate è stata modificata con l’emanazione del DM 6 luglio 2016, che, rispetto a quanto prevedeva il DLgs 30/2009, ha innalzato alcuni limiti di sostanze clorurate e limitato il calcolo della sommatoria ai soli tricloroetilene e tetracloroetilene. Ciò determina, nelle valutazioni successive al 2016, una riduzione degli impatti da sostanze clorurate nelle acque sotterranee, anche se superamenti di singole sostanze, in particolare il triclorometano, supera i limiti normativi negli acquiferi liberi delle conoidi Trebbia-Luretta, Taro-Parola, Parma-Baganza, Secchia, Tiepido, Savio e Marecchia. Le sostanze clorurate sono invece assenti o presentano concentrazioni poco significative nelle aree di pianura alluvionale appenninica e padana, per via della minore vulnerabilità all’inquinamento. Fitofarmaci e sostanze clorurate non sono state trovate nelle stazioni dei corpi idrici montani e il loro monitoraggio non evidenzia comunque tendenze di rilievo.

Stato chimico dei corpi idrici sotterranei (2014-2019)
Il monitoraggio chimico dei 135 corpi idrici sotterranei dell’Emilia-Romagna effettuato nel periodo 2014-2019, evidenzia che 106 corpi idrici sono in stato chimico buono, pari al 78,5% del totale, e comprendono i corpi idrici montani, i profondi di pianura alluvionale, gran parte dei depositi di fondovalle e di conoide alluvionale. I restanti 29 corpi idrici, pari al 21,5% del totale, sono in stato chimico scarso, in cui vi sono 25 corpi idrici di conoide alluvionale appenninica, 2 dei depositi di fondovalle e 2 freatici di pianura.
La superficie totale dei 135 corpi idrici è pari a 35.890 km2, ottenuta facendo la somma della superficie dei corpi idrici che in pianura sono sovrapposti alle diverse profondità. In termini di superficie di corpi idrici, la classe buono è rappresentata dal 68,3% della superficie totale e il restante 31,7% dalla classe scarso. La differenza di valutazione tra numero e superficie di corpi idrici è determinata dallo stato scarso di alcuni corpi idrici di grande estensione areale - ad esempio freatico di pianura.
Considerando il numero dei corpi idrici, lo stato chimico evidenzia un miglioramento dello stato “buono”, dal 2010-2013 al 2014-2019, pari a 10,2%, passando rispettivamente dal 68,3% al 78,5%.
I corpi idrici freatici di pianura permangono in stato chimico “scarso”, essendo caratterizzati dall’assenza di confinamento idrogeologico e pertanto risultano molto vulnerabili alle numerose pressioni antropiche presenti in pianura, dove i principali impatti sono determinati dalla presenza di composti di azoto, solfati, arsenico, e altri parametri riconducibili a salinizzazione delle acque, mentre in alcuni punti, quindi a scala locale e non per l’intero corpo idrico, sono critici anche fitofarmaci, in particolare Imidacloprid, Metolaclor e Terbutilazina.
Lo stato chimico “scarso” nei due corpi idrici di fondovalle (Secchia e Senio-Savio) è determinato dalla presenza di composti di azoto, solfati, salinizzazione delle acque e triclorometano. I parametri critici per i corpi idrici di conoide alluvionale in stato “scarso”, in particolare le porzioni libere e confinate superiori e in alcuni casi le porzioni confinate inferiori, sono invece composti di azoto, solfati, boro e organo alogenati, in particolare il triclorometano.
I corpi idrici più profondi (confinati inferiori di pianura), a parte alcune porzioni profonde e confinate di conoide, risultano in stato chimico “buono”, seppure la qualità non risulta idonea per usi pregiati per via della presenza naturale di sostanze chimiche, ad esempio composti di azoto, arsenico, boro e cloruri, che sono naturalmente presenti negli acquiferi e per i quali sono stati determinati i rispettivi valori di fondo naturale.

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